Il Covid colpisce ancora... e ancora

Di nuovo... nonostante la pandemia
La nona edizione della Japan Suiseki Exhibition

by Wil in Japan - Traduzione di Daniela Schifano

Wil, autore di questo articolo, è uno dei Directors della NSA (Nippon Suiseki Association), e regala ai Lettori italiani un breve resoconto della nona edizione della JSE, la mostra di suiseki più importante nel mondo, per qualità e quantità dei suiseki esposti, accuratamente selezionati. Per la seconda volta, a causa del Covid e delle restrizioni per contenere la pandemia, i partecipanti stranieri non si sono potuti recare in Giappone e la mostra stessa è stata in forse, ma si è comunque svolta, anche se con una partecipazione limitata del pubblico giapponese. Questo resoconto quindi è ancora più importante, essendo l'unico che ci arriva a documentare, con cognizione di causa, alcune delle pietre esposte, selezionate forse per una esposizione che si allontana dai canoni da noi conosciuti.  Siamo quindi profondamente riconoscenti a Wil, per averci aiutato a comprendere, con le sue spiegazioni, quello che le pietre non sempre dicono. 

 
E così il divertimento sembra non finire mai.
L'ondata di Omicron è stata in qualche modo ritardata nella sua diffusione in  Giappone, ma è arrivata comunque, e proprio mentre stava iniziando la pianificazione delle mostre  Kokufu e di suiseki. Leggere misure restrittive di contenimento sono tornate in vigore, i confini sono stati sigillati ermeticamente e il modo in cui i musei avrebbero reagito era poco chiaro.
La pianificazione doveva essere sospesa... di nuovo.
 
 
Mentre alcune mostre sono state effettivamente cancellate e molti musei sono passati a politiche di prenotazione anticipata e di ammissione solo su appuntamento, il Tokyo Metropolitan Art Museum ha mantenuto aperte  le sue porte, sia alla Nippon Suiseki Association che al pubblico in generale.
 
L'incertezza ha fatto ritardare la pubblicazione del catalogo, ma alla fine lo spettacolo è andato avanti.
 
Detto questo, l'atmosfera della mostra era a dir poco sommessa.

Sebbene la partecipazione dei suiseki dall'estero fosse coerente con gli anni passati, nessun visitatore al di fuori dal Giappone ha potuto partecipare, e di fatto anche pochissimi giapponesi al di fuori di Tokyo hanno corso il rischio di avventurarsi nella grande città, per evitare di riportare il virus nelle loro comunità locali - una giusta considerazione.
 
La partecipazione è stata di conseguenza bassa, ma si spera che coloro che hanno fatto una visita non ne siano stati delusi.


(nella foto, la cerimonia di inaugurazione)

 
 
Il protagonista della mostra era un bonseki antico, mai visto prima nel mondo dei suiseki. Appartiene al tempio Kohoan a Kyoto, un sottotempio del complesso Daitokuji, di culto Zen.

Sebbene la datazione esatta non sia certa, secondo quanto riferito è stato ospitato lì, indisturbato e con l’esposizione attuale, dalla fine del XVIII o all'inizio del XIX secolo, dopo che Matsudaira Fumaiko (1751–1818) lo espose in uno dei tokonoma del tempio durante una cerimonia del tè.
 

Questa modalità espositiva non è paragonabile a quello che vediamo nel bonseki moderno, sebbene i libri del periodo Edo sull'argomento ne illustrino la pratica e le molteplici variazioni.

La pietra è tagliata perfettamente in piano e verniciata sul fondo, per non graffiare la delicata superficie del vassoio laccato in cui è esposta. Posizionata direttamente al centro, è stato poi disposto intorno ad essa un perimetro di piccoli sassolini bianchi, in base alla cosiddetta tecnica Moriyama.

L'effetto è di isolamento visivo.

Posta da sola nel vassoio nero, il colore scuro della pietra non farebbe contrasto e la sua forma andrebbe forse parzialmente persa, ma l’area bianca contrastante creata dai ciottoli intorno mette a fuoco la pietra e attira lo sguardo direttamente su di essa.

Non si dovrebbe interpretare questo in modo letterale – non è una cima di una montagna che penetra attraverso una coltre di nuvole – ma un suggerimento di purezza, isolando ed elevando la pietra a un piano contemplativo e concettuale. Non ci si aspetterebbe niente di meno da un bonseki ospitato in un tempio Zen così importante.

 
 
Non lontano e in netto contrasto, c'era un bonseki moderno, della scuola Hosokawa. C'è poco spazio per interpretazioni elevate, in questo caso. Intitolato "Monte Ontake", un meticoloso lavoro realizzato con pennelli e piume dà vita all'immagine di una vasta catena montuosa sotto una luna piena, realizzata in fine sabbia bianca, mentre in primo piano un gruppo di pietre crisantemo ricche di colori aggiunge la visione ravvicinata di una fioritura stagionale. Per quanto sensibile e bello, la sua espressione concreta è notevolmente diversa da quella del bonseki Kohoan.
 

 "Monte Ontake"
Il Bonseki della Scuola
Hosokawa

 

Mentre siamo in argomento, i Lettori dei cataloghi della Japan Suiseki Exhibition si saranno probabilmente imbattuti nella parola "bonsan" e si saranno chiesti cosa diavolo significasse.

In cosa è diverso da "bonseki"? O anche da "suiseki" ?

Sebbene non sia questa la sede per un'analisi approfondita dell'uso storico di questi termini, si può affermare con certezza che per un certo periodo essi erano usati in modo intercambiabile e avevano lo stesso significato. In particolare, "bonseki" significa "pietra vassoio" (盆石), e "bonsan" significa "montagna vassoio" (盆山). E poiché la maggior parte dei bonseki erano davvero a forma di montagna, per un certo periodo nella storia le due cose erano essenzialmente la stessa cosa.

Tuttavia, nel mondo moderno del bonseki vediamo occasionalmente anche pietre non a forma di montagna, come testimoniato nella precedente esposizione della scuola Hosokawa, che ha utilizzato pietre disegnate per offrire agli spettatori una vista ravvicinata di un campo di fiori, controbilanciando il paesaggio in lontananza. Nel bonseki vediamo anche che più pietre possono essere usate insieme in un'unica esposizione, e qui sta la differenza. L'attuale definizione e uso della parola "bonseki" è ampia e, sebbene possa riferirsi a una singola pietra a forma di montagna visualizzata da sola, può anche includere raggruppamenti di più pietre che non hanno la forma di montagne.

Al contrario, nei tempi moderni "bonsan" si riferisce solo a pietre a forma di montagna che vengono visualizzate da sole. Molto spesso, sono a picco singolo e bilanciate in modo asimmetrico, sebbene ovviamente quelli non siano requisiti di definizione tanto quanto tendenze prevalenti. In verità, la parola "bonsan" non è usata molto spesso al giorno d'oggi, e se hai guardato abbastanza a fondo potresti sicuramente trovare eccezioni storiche alla spiegazione offerta sopra, ma è così che la si usa oggi nell’ambito della Nippon Suiseki Association.

Tornando alla mostra, quest'anno ha presentato una varietà di proposte, tra cui alcune esposizioni abbastanza non convenzionali, come non si vedono spesso in mostre pubbliche come questa.
La prima era una esposizione in tokonoma di una pietra del fiume Seta in un suiban. Se essa ha fatto sollevare le sopracciglia di alcuni, potrebbe aver aperto gli occhi di altri.
   
Pietra del fiume Seta

 

Piuttosto che un suiban finemente smaltato e realizzato con cura come siamo abituati a vedere, il vassoio era costituito da una lastra spessa e ondulata di gres Shigaraki, realizzata dal ceramista contemporaneo Tsujimura Shiro.
La sabbia è sparsa in maniera naturalistica al centro, e la pietra, con la sua suggestione di un lago poco profondo sulla sommità, è posta leggermente decentrata a destra.
 
È una pietra a forma di barca?
O una pietra paesaggistica?
 
Il dipinto a inchiostro sovrastante, probabilmente troppo piccolo, raffigurante una luna, è in effetti dello stesso artista e potrebbe guidare l'interpretazione dello spettatore in entrambe le direzioni.
 
L'ortodossia del passato può far passare un simile insieme senza tenerlo nella debita considerazione, ma coloro con più immaginazione potrebbero sicuramente averlo trovato stimolante.
 
 
Mantenendo questo approccio più creativo, consideriamo altri due display unici. In uno c’era una affascinante piccola pietra del fiume Tama, denominata "Il racconto del rospo", in riferimento a un'antica storia giapponese.
 
 
 
Tanto di cappello alla persona che ha visto il rospo quando ha raccolto la pietra nel fiume, e complimenti all'intagliatore del daiza che ha completato l'immagine.
 
La corda kumihimo, annodata a forma di tartaruga, aggiunge un po' di simbologia di buon auspicio, legata all’acqua, e il tappetino decorativo completa il contesto.
 
Il suiseki non deve essere sempre una meditate ricerca filosofica o un'allusione poetica di una mente superiore, a volte può essere semplicemente divertente.
 
Il riferimento letterario qui suggerito fa venire voglia di leggere la leggenda e di saperne di più.
Pietra del fiume Tama
"Il racconto del rospo"
   
 
Una piccola pietra pozza del fiume Kamo ha anche dimostrato che esiste più di un modo di fare le cose. La pietra si chiama Chinza fuketsu, che è difficile da tradurre in modo sintetico, ma significa qualcosa come “caverna custodita da cui soffia un vento freddo”, suggerendo una profonda apertura nella terra con misteri indicibili nelle sue profondità.
 

 

Il concetto "mediato" dal nome indirizza verso la tradizione shintoista giapponese e implica che la grotta è sacra e dovrebbe essere avvicinata con riverenza. La disposizione di piccoli ciottoli grigi attorno alla pietra eleva il suo status definendo un perimetro sacro attorno ad essa, creando un confine tra il nostro mondo e il mondo dei kami che risiedono al suo interno.

Per quanto non convenzionale possa sembrare una disposizione del genere, dobbiamo tenere a mente che potrebbe esserci un significato più profondo sotto la superficie.

Detto questo, da un punto di vista più pratico si potrebbe anche affermare che mentre la pietra è di fatto troppo piccola per il suiban, i ciottoli allargano l'area utilizzata, contribuendo a bilanciare lo spazio.

Si potrebbe anche obiettare che la tecnica abbia una sorta di precedente storico, come testimoniato dall'esibizione del bonseki di Kohoan discussa in precedenza. Qui, si realizzano due aspetti, uno concettuale, uno visivo.

Due piccioni, una pietra (e una manciata di sassi).

 
    Pietra pozza del fiume Kamo“Chinza fuketsu”
 

Naturalmente, la stragrande maggioranza delle esposizioni era più in linea con ciò che ti aspetteresti di trovare in una mostra giapponese di suiseki.

Questa pietra Kanayama di Hokkaido si chiamava semplicemente "Promontorio" e ci presenta un drammatico promontorio sul mare. Un attento esame rivela un tunnel che passa attraverso il centro e il dipinto, a forma di ventaglio, di oche che arrivano, sullo sfondo di una luna piena, identifica la stagione come l'autunno. Si può quasi sentire la brezza fresca che soffia sull'oceano.

 

Pietra Kanayama di Hokkaido
"Promontorio"
 
Un'altra scena autunnale propone un’immagine molto diversa. Questa pietra famosa è stata erroneamente pubblicata in passato come una pietra del fiume  Ibi, quando in realtà è una pietra del fiume Kamo rosso carmine (beni), con una colorazione ramata così profonda da essere quasi irriconoscibile. La patina morbida e opaca della pietra è incredibilmente antica e si adatta al tenore sommesso della stagione stabilita dal dipinto. L'uso del suiban bianco brillante è certamente discutibile, ma sicuramente l'espositore aveva le sue ragioni.

 

Pietra del fiume Kamo rosso carmine (beni)
 

 
L'area espositiva speciale quest'anno era incentrata sulla collezione di un collezionista di nome Honde Kozaemon, che possiede una serie di importanti suiseki, tra cui questa meravigliosa pietra del fiume Seta con la pelle a buccia di pera dorata (kin'nashiji).
 
Questo tipo di pietra del fiume Seta è piuttosto rara e la sua bellezza parla da sola.
Pietra del fiume Seta con la pelle a buccia di pera dorata (kin'nashiji)    

Questa famosa pietra Mikura della prefettura di Shizuoka si mostra magnificamente sul suo sottile daiza ed è una delle pietre a forma di pozza d’acqua più famose in Giappone. Nella parte centrale è profondamente erosa e, simile a uno tsukubai (tipo di lavabo in pietra che si trova nei giardini giapponesi), è il tipo di pietra che attirerebbe i praticanti della cerimonia del tè.

 

   Pietra Mikura della prefettura di Shizuoka
 

Pietre Ubusan come questa sono di un materiale dall'aspetto molto secco, quasi un’arenaria, che si adatta perfettamente all'atmosfera di una pietra a forma di capanna fatiscente come questa.
 

    Pietra Ubusan a forma di capanna fatiscente

 

 

Questa esposizione in doban di una pietra costiera del fiume  Kamo su uno stand di bambù è perfetto per l'estate.

Vederlo qui nel freddo mese di febbraio rende desiderosi che presto arrivi un clima più caldo.

Pietra costiera del fiume  Kamo    
 

Nonostante l'affluenza e l'atmosfera discreta di questa edizione, quest'anno ci sono state numerose presentazioni stimolanti e possiamo solo sperare che la pace prevalga in tutto il mondo nei prossimi mesi, così che la decima edizione della mostra del prossimo anno sia un grande successo e uno spettacolo da ricordare.

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