Il Linguaggio Muto della Natura - Prima Parte : il reportage

di Daniela Schifano

Museo Orto Botanico di Roma, 25-27 Aprile 2014

"Percorsi d'arte nella cultura giapponese" : un itinerario nel verde secolare del Museo Orto Botanico di Roma, luogo di studi botanici, di formazione e di sperimentazione scientifica, di didattica e di divulgazione, alla scoperta della visione giapponese della Natura, attraverso quelle arti che la riproducono in un processo di immedesimazione con essa. Sono molte le considerazioni che questa manifestazione, organizzata dall'Associazione culturale "Shizuka Bonsai e Suiseki", ha offerto a chi l'ha vissuta e che vorrei condividere con Voi, anticipando la mera cronaca dell'evento.
Per prima cosa, vorrei sottolineare lo sforzo 'formativo' che si è perseguito : non solo mera esposizione di esemplari legati alle arti giapponesi, piuttosto una occasione per fornire ai Visitatori un approfondimento culturale degli aspetti religiosi, filosofici ed estetici che sono alla base dell'essere giapponese. Quindi, a parer mio le conferenze che si sono alternate nell'Aranciera sono state, per importanza dei relatori intervenuti e per gli argomenti trattati, il vero trampolino di lancio per avvicinarsi con una maggiore consapevolezza alle mostre di bonsai, suiseki, ikebana e shodo ospitate nei padiglioni dell'Orto Botanico.

Mi soffermo sulla sede, scelta non casuale : perchè l'Orto Botanico ?

Un luogo deputato alla Scienza che diventa spazio aperto alle Arti è un primo spunto di riflessione, che parte dalla differenza tra le visioni occidentali e orientali della Natura. Dalla Genesi si legge l'ordine della creazione e le gerarchie sono chiare : al vertice c'è Dio, poi l'Uomo creato a sua immagine, ed infine il Creato, con tutte le sue manifestazioni vegetali ed animali, al servizio dell'Uomo. E da sempre l'uomo occidentale ha una visione utilitaristica della Natura, oggetto da studiare scientificamente e da assoggettare alle proprie esigenze, da dominare e sfruttare. In Giappone, il termine 'Natura' , jiinen,  si traduce in 'Essere così come si è", cioè essere naturalmente : tutto nel mondo si produce da se stesso (e non da Dio o per intervento umano) e l'uomo ne fa parte, come spiega il prof.Aldo Tollini, ospite della manifestazione : "Non si immagina un uomo fuori dalla natura nè ovviamente sopra di essa, l'uomo e gli elementi naturali partecipano insieme all'essere della natura. Riprodurre la natura nelle sue forme significa per l'uomo seguire l'armonia naturale, trovare nella spontaneità del suo modo di essere la propria natura intrinseca profonda".

 

In ultima analisi jiinen significa la piena maturità del modo di vivere dell'uomo. All'interno dell'Orto Botanico, quindi, luogo deputato alla celebrazione della Natura in senso occidentale, hanno trovato collocazione una Natura e quindi un uomo diverso, che "imitando, riproducendo la natura e i suoi processi, raffinandoli, sublimandoli, sintetizzandoli, copiandoli, rendendoli essenziali,  trova la verità e il perfezionamento spirituale". E l'imitazione del modelli provenienti dalla Natura, in tutti i suoi aspetti e forme, diventa la fonte di ispirazione anche per l'artista giapponese, che è chiamato a rappresentarla senza modificarla o stravolgerla : ecco perchè in un bonsai si ricerca per prima cosa la somiglianza e la veridicità con un albero naturale, ecco perchè una pietra non deve essere modificata dall'uomo ma 'da se stessa, naturalmente' rappresenterà un soggetto proveniente dal mondo della Natura.
Ecco quindi come un percorso artistico si può snodare con piena credibilità nel regno "naturale" della Natura, anche perchè l'Orto Botanico di Roma si caratterizza, oltre che per la presenza di un giardino giapponese, creato dall'architetto Ken Nakajiama, per non avere una struttura di 'giardino all'italiana', geometrico e antropocentrico.
Quindi, senza un punto focale definito, passeggiando per i sentieri si incontrano muri dipinti da geometrie vegetali e boschetti di bambu, immagini fotografiche ed haiku, alberi secolari ed i loro corrispettivi in miniatura, altrettanto vigorosi e sani, montagne e isole che stanno in una mano e poesie dipinte, siepi di lavanda e la Via dei fiori, il muschio dei punti più umidi ed ombrosi ed il suo 'Elogio', in un continuo rimando culturale che non ha bisogno di parole perchè stiamo ascoltando il Linguaggio Muto della Natura.

   
         
 
Scrive Veronique Brindeau nel suo ultimo libro "Elogio del muschio" :
"Si potrebbe quasi dire che i bonsai non sono alberi, o perlomeno non sono solo degli alberi, ma costituiscono piuttosto uno spazio che ne eccede in ogni senso i limiti. Il maestro di bonsai comprende infatti nella sua opera, oltre all'albero stesso, il paesaggio da cui proviene. Quest'olmo siberiano condensa il tempo e lo spazio dal muschio che ne tappezza la terra fino alla cima della sua chioma, la sua vera cifra è quella della sua terra natale, del suo clima e delle sue stagioni. Un'intera prospettiva di dune evade da un tamerice dal tronco eroso la cui corteccia parla del vento e del sale, un secolo nel vostro palmo. Una foresta in un boschetto di aceri di una decina di centimetri. L'intero oceano in un pino piegato da una tempesta. Alla fine della sua carriera, il saggio ritirato nel suo eremo guarda il mondo e il tempo in un piccolo albero e celebra l'alleanza dell'uomo e del cielo. Così nei giardini secchi pietre immobili diventano isole dalle quali la sabbia rastrellata si irradia in onde bianche."
 
         

 

 
       
Bonsai e suiseki, dunque, ma gli incontri non si esauriscono : tra le Euforbie della Serra Monumentale, incorniciato dal verde esterno che incombe, incontriamo  'La via della Calligrafia', ad opera della Scuola Romana Shodo Bokushin, coordinata da Claudia Tassoni.
 

"Sul foglio bianco di carta di riso le tracce di un pennello espandono inchiostro. Linea scure, morbide, sinuose, forti, energiche, aspre, sembrano disporsi casualmente nello spazio, in libertà … "

(Norio Nagayama, presidente della Scuola Bokushin in Italia e 'maestro non più giudicabile').


 
Non un esercizio di bella scrittura ma un'espressione artistica del calligrafo, che esprime la sua interiorità attraverso un Segno, trasmettendo sensazioni attraverso forma e tratto.  Il tratto è squisitamente personale, la forma, cioè il carattere che l'artista riproduce, scaturisce secondo la tradizione cinese dal mondo della Natura ed in senso taoista l'esercizio della calligrafia è una pratica che esprime la relazione tra Uomo e Natura.
Continuando a passeggiare, incontriamo... un fuggevole ragno e le opere fotografiche e poetiche di Aldo e Fabio Pasquarella, che vorrei introdurre con le loro stesse parole, sul loro intendere la fotografia, la poesia e la vita.
 
 
Fotografia

... Perdere familiarità con ciò che è continuamente sotto agli occhi porta a dischiudere tesori insondati e la banalità si rivela essere solo frutto di un'opinione legata ad un rapporto stanco e poco attento col mondo. Siamo educati fin da bambini allo sforzo per ottenere risultati, all'avere sempre più aspettative da riporre poi nel lavoro, nelle relazioni e persino negli insegnamenti spirituali.
Tuttavia, ci sembra che così facendo, ossia credendo che la felicità si trovi sempre relegata in un altrove da raggiungere, manchiamo l'unica opportunità per essere sereni che è il contatto con la nostra vita, qui e ora.
L'attrezzatura fotografica impiegata è un telefono cellulare che è il mezzo che ci troviamo in tasca più o meno tutti quotidianamente. Non è stato utilizzato alcun tipo di filtro, non è stato spostato o aggiunto nulla nell'ambiente in cui sono stati eseguiti gli scatti.
Abbiamo semplicemente seguito l'ombra o la luce. O abbiamo atteso che una foglia cadesse. In definitiva, ci siamo sforzati di fare poco o nulla.

Aldo e Fabio Pasquarella
       
 Poesia

"La poesia breve, leggera, ariosa salva oggi la parola in questo mondo sovraffollato di tante parole che dicono poco. Vivere con gratitudine e totalmente aperti al presente è la base per una buona poesia. Questo significa che si possono trovare dei buoni versi o una buona fotografia anche sotto casa. Tuttavia è difficile essere creduti in un mondo dominato dal desiderio di impressionare. Sembra in effetti che oggi ovunque si guardi ci debba essere una straordinaria bellezza. Il che è vero, ma in un senso diverso, molto più profondo e allo stesso tempo molto più ordinario. Spero che i brevi componimenti che qui presento possano essere di incoraggiamento a coltivare un maggior senso di consapevolezza e compassione nella quotidianità. Sono brevi resoconti sul qualcosa e sul niente. E come questo qualcosa e questo niente non siano opposti, ma ciascuno indispensabile all'altro. Perchè la lingua è così come la vita : un gioco molto serio che ci confonde continuamente le cose."

Fabio Pasquarella
   

Distacca la vetta della montagna
una nube -
lo scalatore distratto pianta il chiodo

Nello stagno
io e una foglia
chi dei due è l'autunno ?
 
 

Rompe il pelo dell'acqua
combatte per la vita
la formica

       

E quella quotidianità fatta da piccole cose, tanto piccole, semplici e scontate da non essere notate proprio perché consuete, può essere espressa con un mezzo moderno come la fotografia come da un haiku, un'antica forma poetica giapponese espressione della bellezza di un attimo fuggevole. L'haiku è un componimento breve, nato in Giappone nel XVII secolo derivato da altre forme poetiche più complesse, come il tanka. Un haiku è composto da sole 17 sillabe, nella cadenza di 5-7-5 sillabe, e come diceva Matsuo Basho : “Bisogna dar parola alla luce nella quale s’intravede qualcosa prima che scompaia dalla mente”. Un’esperienza sensoriale diretta ed immediata diventa prima vissuto spirtuale e poi viene espressa svuotandola del non essenziale e catturandone e trasmettendone l'essenza. E poichè per l'uomo giapponese la prima fonte di osservazione e di meraviglia continua è la Natura, in un haiku essa è sempre presente, discretamente suggerita attraverso l'utilizzo di un kigo, un sottile riferimento alla stagione, una sola parola che colora e carica di significato ed atmosfera. Può essere un termine derivato dalla flora e dalla fauna, da fenomeni meteorologici o da paesaggi ma anche un riferimento alla vita dell'uomo, scandita dal ritmo delle stagioni: è, ancora una volta,  la voce della Natura.

 
  "Ditelo con i fiori", recitava una fortunata formula commerciale che nel mondo occidentale ha fatto felici orde di fiorai e che rende il fiore un oggetto portatore inconsapevole di una comunicazione tra esseri umani. In Oriente, invece, il fiore reciso viene reso vivente dall'arte dell'Ikebana, nata in Cina ma che diventa disciplina in Giappone. Sbagliato considerare l'ikebana solo l'arte di disporre i fiori in un contenitore con grazie ed eleganza, in realtà ogni composizione celebra "l'integrazione dell'uomo nella natura e della natura in Dio, identificando l'artista nella creazione e la creazione nel ritmo della natura". La Natura è fonte della materia prima, con rami, foglie, fiori, sassolini, frutti, e la loro disposizione ricrea il loro ambiente naturale, fatto da cielo, acqua e terra, con l'uomo che diventa il mediatore tra i tre elementi : il tutto diventa così rappresentazione armonica ed equilibrata dell'universo.
L'Orto Botanico diventa il palcoscenico naturale di tre composizioni create dai maestri Lucio Farinelli e Luca Ramacciotti della Scuola Sogetsu di Ikebana a rappresentare proprio questi tre elementi cardine della Via dei Fiori.
       
 
"Terra"   "Aria" "Acqua"
       
Ecco, ho completato questo percorso tra le arti giapponesi rappresentate dal Bonsai, dal Suiseki, dall'Ikebana, dallo Shodo e dall'Haiku, che il Museo Orto Botanico ha ospitato nei suoi ambienti; c'era anche l'uomo, comunque, artista e fruitore nello stesso tempo, ed un grazie particolare va agli organizzatori, gli amici Paco Donato e Cosimo Pepe, dalla cui amicizia è nata l'Associazione Shizuka Bonsai e Suiseki e l'idea di questa manifestazione: esse partono da una visione comune, quella di farsi promotori di un' articolata proposta culturale per la divulgazione delle arti giapponesi. Ed un sentito grazie al Direttore del Museo Orto Botanico, prof. Carlo Blasi, che ha accettato e compreso la sfida di coniugare arte e scienza. I numeri hanno dato loro ragione : più di 7.000 visitatori, in un fine settimana che non ha favorito l'affluenza dei romani, a causa sia del lungo ponte sia della contemporanea canonizzazione dei papi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, che ha bloccato la città.
 
Le conferenze      
Nell'Aranciera, anticamente utilizzata per la protezione delle piante di agrumi ed attualmente destinata a sala conferenze, si sono tenute nella mattina del sabato alcuni incontri culturali, che sono stati trasmessi in diretta sul web.
 
"La natura nel pensiero artistico giapponese",  a cura di Aldo Tollini

  .... "In Oriente la natura è organizzata in modo panteistico e l'uomo ne è parte integrante, egli deve armonizzarsi con essa, viverci senza conflitti, con rispetto, con devozione perchè la Natura rimanda a verità sovrumane, che possono essere pericolose o benefiche : quando si coltivano le risaie si fanno delle cerimonie per ingraziarsi gli dei per un buon raccolto. E' una natura spiritualizzata, non solo perchè è popolata da spiriti, ma anche perchè ogni elemento naturale ha uno spirito, con il quale l'uomo si rapporta. Per noi, le cose della natura, gli elementi naturali sono cose, oggetti, magari viventi, però oggetti. I giapponesi pensano, credono che la Natura abbia uno spirito, con cui ci si può mettere in contatto. Entrare in contatto, sentire un albero, un sasso, un fiume, ringraziarlo, rendergli omaggio fa parte della religiosità ancestrale." ....
 
   
"La forma come ispiratrice di sensazioni",   a cura di Luciana Queirolo.

... ”Se noi lottiamo contro la montagna per conquistarla, vuol dire che non riusciamo a comunicare con essa”. Infatti noi diciamo “Siamo arrivati alla vetta” come di una conquista. “Questa lotta è generata dal nostro desiderio di ingrandire la nostra personalità, e più la nostra personalità si ingrandisce, e più le cose che ci circondano non vengono viste. Non si riesce a comunicare con la montagna, e neppure con le persone che ci circondano.”
Nella meditazione Zazen, l’uomo guarda la montagna e la montagna guarda l’uomo in silenzio, non siamo più l’uomo che guarda ma diventiamo montagna noi stessi, esercizio spirituale, la comprensione per la Natura perfetta ribaltabile."...
 
   
"Il bonsai artistico ed il bonsai naturale", a cura di Edoardo Rossi

..."Non ho nessuna pretesa di dire cosa è giusto e cosa è sbagliato nel fare bonsai, queste mie riflessioni hanno lo scopo di stimolare un dibattito per meglio comprendere gli aspetti che nel tempo hanno modificato in maniera estremamente  evidente l’estetica e a parer mio la sostanza stessa del bonsai. Lo scopo della pratica del bonsai e delle discipline artistiche è secondo la tradizione giapponese quello di dare all’uomo  la possibilità di migliorare se stesso attraverso la pratica. Si dice appunto praticare e non studiare un’arte."  ....
 
   
"Dal Kaiyū-shiki-teien al moderno karesansui, ascoltando la voce dei giardini", a cura di Francesco Merlo
 

... "Il giardino giapponese non è una equazione. Non basta sommare gli elementi d'arredo, la terra, una vaschetta piena d'acqua, uno steccatino di bambu, delle piante che ci rimandano al Giappone, un acero, un pino, un ciliegio, sommare tutti questi elementi e dire 'uguale, giardino giapponese'. No, il giardino giapponese è uno stile, ma compositivo, è un modo tutto particolare di scrivere brani di giardino. Esistono degli elementi compositivi, che se usati ci permettono di dire :'Stiamo scrivendo un giardino giapponese" ...
 
   
Nella pomeriggio del sabato, inoltre, è stato presentato il libro di Veronique Brindeau "Elogio del muschio", e Massimo Bandera ha tenuto un incontro sul tema "Bonsai Therapy: il valore educativo e riabilitativo della via bonsai".
 
Chi ha visitato la manifestazione ed ha colto l'opportunità di seguire le conferenze, dunque, ha avuto modo di vedere con occhio diverso, arricchito da una maggiore comprensione, gli oggetti in mostra, che non sono stati 'isolati' all'interno della propria nicchia artistica ma hanno dialogato con le altre arti : così, nel padiglione del bonsai una complessa composizione di ikebana accoglieva i Visitatori ed un giardino secco con sabbia e pietre faceva da tappeto,  mentre nella serra dedicata ai suiseki un bonsai di cipresso di Sergio Biagi era lo sfondo per le pietre esposte. E nella serra dello Shodo le calligrafie dialogavano con un suiseki ed un'ikebana.
Innovativa è stata anche la formula : l'Associazione Shizuka ha invitato alcune personalità di spicco nel panorama delle arti bonsai e suiseki ad esporre, senza premi, piante e pietre ma anche a partecipare fattivamente alla qualità espositiva scegliendo, a loro volta, due appassionati che hanno dato vita alle sezioni "Bonsai e Suiseki a concorso". I maestri bonsai presenti erano Antonio Acampora, Lorenzo Agnoletti, Massimo Bandera, Nicola Crivelli, Enzo Ferrari, Stefano Frisoni, Edoardo Rossi, Alfredo Salaccione e Shin Zhong Quan, mentre i suiseki sono stati rappresentati dalle pietre di Fabrizio Buccini, Igor Carino, Luciana Queirolo, Diego Rigotti e Daniela Schifano. Con votazione segreta ed autonoma, questi sono stati anche i componenti delle due giurie che hanno scelto i vincitori nelle due categorie a concorso, con la sola limitazione di non poter esprimere un giudizio sui propri ospiti.
Le sale sono state allestite con molta cura. I bonsai dei Maestri hanno potuto godere di un ambiente espositivo che in Italia è una rarità, avendo a disposizione un vero tokonoma, ai lati del quale sono stati posizionati i bonsai degli amatori a concorso invitati dal Maestro.
 
       
Nel tokonoma, il bonsai in stile Bunjiin
di Edoardo Rossi
 
  Un'ambientazione tipicamente giapponese per arredare il padiglione dei bonsai, realizzata dall'azienda Fast Pond Nel tokonoma, il bonsai di Nicola Crivelli affiancato dalle piante dei suoi ospiti in concorso
 
       
       
  Anche per i suiseki l'organizzazione ha visto uno spazio centrale per la pietra presentata dalle cinque personalità invitate, ed ai lati i due suiseki dei propri ospiti in concorso. Sullo sfondo, una cascata realizzata da Fast Pond ed un cipresso di Sergio Biagi.
I suiseki erano quindi venti, ed è risultato vincitore Giuseppe Cordone, con una pietra cascata di origine italiana già premiata in molte manifestazioni.
 
Il padiglione dei suiseki     Igor Carino, durante la sua valutazione
in solitaria dei suiseki
Le giornate di mostra sono trascorse piacevolmente, nella tranquillità ombrosa dell'Orto Botanico, mentre Roma veniva invasa da una moltitudine di fedeli. Nulla è stato lasciato al caso, ma pensato ed organizzato con intelligenza, a partire dal piccolo bar ospitato per l'occasione, che ci ha permesso di riposare e fare due chiacchiere in compagnia di vecchi e nuovi amici. Comunque,  a due passi la movimentata Trastevere attirava i più desiderosi di assaggiare le specialità della cucina romana e molti hanno vestito i panni del turista instancabile.
Non sono mancati i momenti classici di ogni manifestazione : l'inaugurazione, alla presenza del direttore Prof. Carlo Blasi, che ha espresso il suo entusiasmo per le arti giapponesi ed ha offerto la sua disponibilità per ospitare ulteriori eventi che ha definito 'richiami' annuali. E poi la cena di gala e la foto di gruppo, per ricordare un sodalizio tra appassionati che si vuole ripetere.
     
 
 La trattoria giusta ... per noi suisekisti !

   Il direttore dell'Orto Botanico Carlo Blasi insieme a uno dei soci fondatori dell'Associazione Shizuka, Paco Donato

Tutti insieme
 

 

       

E sono ai ringraziamenti : per l'ospitalità al Museo Orto Botanico e quindi al suo direttore, prof. Blasi, che ci ha attestato la sua stima per "l'impegno profuso nella divulgazione del rapporto tra arte e cultura giapponese e natura e per la partecipazione a sostegno della manifestazione."

E grazie all'Associazione "Shizuka Bonsai e Suiseki", per aver avuto la determinazione di concretizzare un 'sogno', contenitore di un progetto complesso di cui la mostra 'Il Linguaggio Muto della Natura' è solo il primo passo : Paco e Cosimo, siete stati grandi !

  E ringrazio i due amici che hanno accettato la mia proposta di esporre insieme i nostri suiseki : Rokumei Samuel Nomura, e Carlo Scafuri, con me nella foto a sinistra davanti alle nostre pietre.
Ormai da un anno Mr. Nomura è per me un importante punto di riferimento in Giappone : appassionato suisekista, e presidente del club Chouseki di Kyoto, è per me una preziosa fonte di informazioni sul suiseki giapponese. Egli ha accettato di partecipare e quando per motivi di lavoro non è potuto venire mi ha spedito i suoi preziosi oggetti per la mostra. Rokumei è il suo nome d'arte come suisekista : letteralmente 'il bramito del cervo', il termine ha un significato più esteso, in quanto definisce il richiamo del cervo che vuole  spartire un cibo particolarmente gustoso, quindi rappresenta il suo desiderio di condividere il suiseki con altri appassionati.
Carlo Scafuri è presidente del Napoli Bonsai Club e Consigliere U.B.I. appena eletto, ideatore e curatore della rivista on-line Bonsai&Suiseki Magazine, amministratore del Forum del Napoli Bonsai Club, punto di riferimento per tanti appassionati : il suo impegno costante su molti fronti è inarrivabile e per me è per prima cosa un amico sincero.
Il comune impegno di entrambi i miei amici è stato cementato da un piccolo dono di Mr. Nomura per Carlo, una Ujigawa-ishi che meglio di tante parole racchiude il vero spirito di ... 'Rokumei'.
     

 

 

 

 

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