La Natura svelata - Prima Parte : il reportage

di Daniela Schifano - Foto di Gianluca Musso

Museo Orto Botanico di Roma, 20-21 Dicembre 2014
 
"Non si può impedire alle foglie di cadere ed ai fiori di appassire ma anche un ramo spoglio può comunicare più di quello che ha" : ecco il punto di partenza, lo spunto culturale di questa nuova proposta  con cui l'Associazione "Shizuka Bonsai e Suiseki" ha ravvivato un periodo in genere dedicato ai tanti stereotipi decembrini. Alle porte del Natale, infatti, si è svolta a Roma, nelle strutture del Museo Orto Botanico, la manifestazione "Natura svelata : la magia delle caducifoglie", dedicata all'osservazione dei bonsai che nella loro fase di quiescenza invernale, privi delle foglie che sanno dare frescura e riparo, mettono a nudo la loro perfetta impalcatura, la forma e l'essenza.
"E’ nel nudo, nell’intimità dell’essere che si apprezza la vera bellezza… l’uomo è legato in maniera indissolubile a Madre Natura. Molto spesso si vive di apparenza, perseguendo falsi stereotipi di vita che il più delle volte non riflettono realmente il proprio essere, e così come la natura sfoggia colori floreali e sfumature fogliari, anche l’uomo fa suoi quei comportamenti sociali per meglio emergere e prevalere nella società. Ma vi è un periodo ciclico in cui la Natura si mostra nuda, facendo risaltare al meglio la propria struttura, le proprie forme, con l’eleganza dei rami spogli. Un intimistico mettersi a nudo che anche l’uomo deve far suo per appropriarsi realmente di una vita che sia più vera, semplice e reale. Non vi è nulla di più coerente di mostrarsi realmente per quelli che siamo." Con queste parole uno degli ideatori ed artefici di questo evento, Cosimo Pepe, ha proposto una delle possibili letture che un albero spoglio ci suggerisce : mettere a nudo noi stessi, svelando e rivelando qualcosa nella nostra effettiva natura, eliminando gli abiti mentali con cui ci paludiamo. Attenzione.. la nudità spesso è impietosa ma  "mettere a nudo l’uomo non significa volerlo lasciare sguarnito, ma consiste nel demistificare tutti gli orpelli con cui si è rivestito, orpelli che sono diventati vesti forse lussuose, ma inutili, armature o camicie di forza, o forse arrotolate soltanto attorno al corpo di una mummia." (da "La nudità umana" di Jean Brun).
Lasciando l'uomo e tornando all'estetica di un albero privo di foglie, non si può non apprezzarne la sua bellezza essenziale, quel protrarsi senza incertezze verso la luce, quell'andare inconsapevole verso il domani e verso le foglie che verranno.

Eppure, l'uomo occidentale pone la sua attenzione sulla foglia che non c'è più... trovando spunto per riflettere sull'implacabile scorrere del tempo, sulla caducità della vita umana, e sulla impermanenza dell'essere umano. Soldati. Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.” recita in un unico verso una famosa poesia di Giuseppe Ungaretti, sottolineando l'incertezza e la precarietà della vita umana, così simile ad una foglia autunnale che sta per perdersi per sempre.
Esperienza dolorosa, quindi, per l'uomo occidentale che ancora nel pieno dell'estate immagina l'arrivo delle stagioni fredde e si intristisce pensando che tutto sfiorirà : il godimento del bello  viene svilito dalla interferenza perturbatrice e dolorosa della caducità. E' come se l'uomo occidentale considerasse la Bellezza e la Perfezione come il congelamento dell’espressione materiale di un essere (pianta, uomo, animale, paesaggio) nel tempo e nello spazio.

   
Eppure ....    

Chiranedomo

kanete zo oshiki

momijiba wa

ima wa kagiri no

iro to mitsureba.

 
"Non cadono ancora;

eppure già rimpiango le radiose foglie d'autunno,
 
ora che le vedo nel loro massimo splendore"



Siamo in un' altra dimensione poetica, che ha preso una strada diversa nell'espressione artistica del Bello. Questi versi, di un poeta giapponese anonimo, pur riferendosi alle stesse foglie autunnali citate da Ungaretti, ne esaltano la fugacità : esse sono belle perchè verranno rimpiante e l’intensità della loro bellezza è direttamente proporzionale al loro ineluttabile tramonto. Secondo la filosofia classica giapponese, la realtà è in un continuo cambiamento, usando un termine buddhista, è impermanente : "qualsiasi cosa è, sarà, era" : il valore estetico di Mujō (impermanenza) fu fondamentale nella seconda metà del periodo Heian (794-1185) ed avrà il suo apice nel periodo successivo,  quando il buddhismo troverà la sua massima penetrazione nella cultura giapponese. La vera Bellezza è nella naturalezza, non tanto di ciò che è duraturo e costante, ma piuttosto di quelle manifestazioni più fragili e caduche, o anche discontinue o mutevoli, come l'alternarsi delle stagioni, in quanto "tutte le cose sono una evoluzione o un dissolvimento nel nulla", un nulla ricco di potenzialità e di dinamica, in un flusso continuo come quello del mare, mai uguale a se stesso.

  "Proprio perchè cadono ci attraggono i fiori di ciliegio.
Cosa può durare in questo mondo fluttuante ?"


Nell'effimero e nell'infinitamente fragile si può percepire l'eterna bellezza propria di ogni istante e provare così una sorta di empatia emotiva, che può provocare tristezza, malinconia, commozione : è il sentimento del mono no aware, un'altro ideale estetico che fiorisce nell'epoca Heian e di cui è permeato il Genji Monogatari (Il racconto di Genji), il capolavoro della letteratura giapponese scritto nell'XI secolo dalla dama di corte Murasaki Shikibu.
Tutto il romanzo è permeato della poetica del mono no aware ed il discorso che il principe Genji pronuncia quando è ormai prossimo alla morte è forse il più significativo: parole di nostalgia, permeate di quella sensibilità delle cose di cui il romanzo si farà simbolo nei secoli seguenti :
"Non mi lamento di un destino che condivido con i fiori, con gli insetti, con gli astri.
Dipinto di Gyoshu Hayami ( 1894 – 1935)    In un universo dove tutto passa come un sogno, non ci perdoneremmo di durare per sempre."
Questi concetti dell'estetica giapponese sono stati il tema della conferenza del prof. Aldo Tollini, "Eppure già rimpiango le foglie d'autunno : l'impermanenza nella cultura e nell'estetica giapponese", nel pomeriggio della domenica.  Gli incontri culturali, che sono stati trasmessi in diretta sul web, hanno proposto a seguire le conferenze di Edoardo Rossi, sull'argomento "Le caducifoglie : l'aspetto femminile del bonsai" e di Luca Bragazzi,  su : "I colori delle piante, gli aspetti fisiologici ed il ruolo nei pigmenti".
Ma già la giornata del sabato ha visto la presentazione di due importanti libri: “Il linguaggio muto della Natura” a cura di Lorenzo Casadei e dell’Associazione Shizuka Bonsai e Suiseki, e il nuovo testo di Sandro Segneri dal titolo “Sentieri Bonsai Vol. II – sine qua non”.  A seguire, un dibattito a porte aperte dal titolo “Bonsai. Evoluzione e tradizione“, durante il quale i relatori Lorenzo Agnoletti, Edoardo Rossi, Francesco Santini, Sandro Segneri e Aldo Tollini si sono confrontati con un pubblico interessato e coinvolto. 
Quindi, un bonsai spoglio questo può suggerire, a colui che ne coglie il fascino e si interroga. Le luci hanno creato innumerevoli giochi di riflessi, trasformando i rami spogli in delicati merletti danzanti :
   
 
Abbiamo potuto ammirare i bonsai di Lorenzo Agnoletti, Sergio Biagi, Luca Bragazzi, Franco Cecconi, E. Canani, Nicola Crivelli, Vincenzo Dominizi, Enzo Ferrari, Antonio Guarracino, Napoli Bonsai Club, Mario Pedrazzetti, Edoardo Rossi, Franceso Santini, Sandro Segneri e Shin Zhong Quan.
Non sono mancati i suiseki, rappresentati dalle pietre di Antonio Acampora, Angelo Attinà, Fabrizio Buccini, Felice Colombari, Giuseppe Cordone, Ninh Huu Hiep, Claudio Nuti, Luciana Queirolo, Daniela Schifano, Lorenzo Sonzini, Pina Sorrentino e Umberto Ziniti, a cui dedico una pagina a parte.
Non esistono vincitori, perchè anche questa volta è stato scelto di non assegnare premi : nonostante questo, o forse proprio per questo, la partecipazione è stata imponente, a voler indicare che se la proposta culturale è coinvolgente il vero premio è esserci e non sono necessari altri stimoli.

La presenza di altre arti giapponesi ha completato sinergicamente la mostra : ikebana, shodo, aikido, senza dimenticare la personale di Sergio Biagi, che ha esposto alcuni tavoli di nuova creazione, come il tavolo a doppio piano, chiamato 'Incensiere', perchè sul ripano inferiore veniva collocato un bruciatore di incenso.
Inoltre, il suo Pinus densiflora ha fatto compagnia alle pietre, in un tokonoma appositamente allestito nella sala dei suiseki.

   
 

E sono ai ringraziamenti : per l'ospitalità al Museo Orto Botanico e quindi al suo direttore, prof. Blasi, che dopo l'entusiasmo per la mostra primaverile 'Il Linguaggio Muto della Natura" ha fortemente voluto quello che lui stesso ha definito 'un richiamino' : per non dimenticare, per dare un seguito immediato al progetto di divulgazione del rapporto tra arte, cultura giapponese e natura.

E grazie all'Associazione "Shizuka Bonsai e Suiseki", il cui entusiamo ed impegno sono indispensabili per concretizzare un progetto così complesso e variegato nelle proposte  : Paco e Cosimo, siete stati grandi BIS  !

 
 

La Natura svelata - Seconda Parte : i suiseki esposti

di Daniela Schifano - Foto di Gianluca Musso

Museo Orto Botanico di Roma, 20-21 Dicembre 2014

Dopo il resoconto, ecco le immagini dei suiseki esposti. In questa occasione, ho avuto il grande onore di essere chiamata a gestire autonomamente la sezione 'Suiseki', dove potevano essere esposte 12 pietre. Ho quindi coinvolto coloro che, tra i miei tanti amici di pietra, erano disposti a venire a Roma, nonostante le feste incombenti che da una parte potevano essere un gradevole incentivo, ma dall'altra hanno complicato un pò la vita ai partecipanti. La Capitale infatti durante le feste di Natale può essere splendida, luminosa, divertente ed abbagliante, ma anche estenuante per il traffico. Per prima cosa, quindi, ringrazio tutti coloro che sono intervenuti con il loro suiseki, accettando l'invito.
Nella scelta delle pietre e delle esposizioni, si è cercato di rispettare il tema stagionale : l'inverno appena iniziato, che nei prossimi mesi ci regalerà giornate fredde ma terse, oppure di un grigiore uggioso, che vela le cose e l'animo,  o ancora un mondo ovattato dopo una nevicata copiosa. A ogni partecipante la scelta di immaginare e proporre 'il suo inverno' : non è comunque semplice trovare pietre che nell'aspetto si possano definire invernali, ma sicuramente gli oggetti scelti per l'esposizione hanno potuto suggerire la stagione.

Il percorso tra i suiseki nasce sorprendentemente... all'esterno, tra i viali dell'Orto Botanico, dove nell'ambito dei progetti "Sintassi di paesaggio" (ad opera dell'architetto paesaggista Maria Elena Marani) e "Innesto pantesco" a cura dello scultore Giannino Tufano, vedo due ideogrammi che ben conosco, incisi su una grande pietra proveniente da Pantelleria, posta tra due massi di tufo.

   
 Sui
Acqua
      Seki
Pietra
"L'innesto lavico, fra i blocchi di tufo, vuole simboleggiare un trait d'union con i 'suiseki' della cultura giapponese, ma con significato trasposto rispetto a quello originario : non un paesaggio in miniatura, ma in scala reale; le pietre sono dei veri e propri "giganti" e l'acqua cangia nei colori dell'autunno."
Le grandi pietre ci accompagnano così all'ingresso del padiglione destinato alle piccole pietre, i suiseki, disposti ai due lati a fare da cornice ad un bonsai, a sua volta incorniciato dalle fotografie di Paco Donato, di Aldo e Fabio Pasquarella.
   
Dedico quindi le mie prime divagazioni all'ospite d'onore della sala del suiseki : il Pinus densiflora di Sergio Biagi,  che è stato esposto con un kakejiku con un pallido sole invernale, ed una piccola pietra capanna, che sembra così piccola e solitaria davanti alla maestosità della pianta.
 



Il pallido sole mattutino (in Giappone viene sempre rappresentata l'alba, mai il tramonto...) illumina tiepido il mondo, in una promessa di un nuovo inizio, di una nuova vita, di un nuovo anno.
La piccola capanna simbolo della vita umana, pur nell'ombra del fondo valle, partecipa alla festa promessa di un nuovo inizio.

Essendo un sempreverde, il pino rappresenta longevità, buona fortuna e lealtà : sa ben radicarsi al suolo e si mantiene verde e vitale, anche nelle peggiori avversità. Per questo è simbolo di longevità e di buon augurio. Abbinato al tema del Sole Nascente, simbolo dell'inizio dell'anno, il tokonoma è nel suo insieme simbolo beneaugurante di rigenerazione e di immortalità.

 
Le opere fotografiche di Paco Donato meritano un elogio : in fase di post-produzione i soggetti sono stati artisticamente elaborati per arrivare ad un risultato grafico simile ad un dipinto sumi-e, e in fase di stampa sono stati scelti supporti dello stesso formato dei tanzaku e degli shikishi, i cartoncini tipicamente utilizzati in Giappone per piccoli dipinti.
Non dico chi è
Il suo cuore è come la luna d'autunno
Kodo Sawaki Roshi
  Le barriere che il vento
pone nella corrente
del fiume in montagna
sono, ecco, le foglie autunnali
che fluttuanti indugiano


Harumichi no Tsuraki
 
Come anticipato nel resoconto, non sono stati assegnati premi, ma ciò non ha minimamente intaccato la qualità delle pietre esposte, che vi propongo in ordine strettamente alfabetico. Ringrazio ancora gli amici che accettando con entusiasmo mi hanno affidato le loro preziose pietre, ma non mancando di venire a Roma per godere insieme della mostra e della reciproca compagnia. Felice, Lorenzo, Claudio... grazie di cuore !
 
 Le pietre in mostra
 
   
Antonio Acampora
Keisho-seki – Dobutsu-seki 
Pietra oggetto –  Pietra animale
Liguria
Nome poetico : “Minkgane”

 

In Giappone, Mingkane era la millenaria tartaruga messaggera delle divinità ed aveva i sei segni sacri roku-jo, simboleggianti amicizia, fedeltà, carità, sincerità, contemplazione e saggezza, riconoscibili sulle linee del guscio, le cui celle esagonali erano stilizzate nel kikko, uno dei motivi più antichi usati dai samurai per ornare le vesti. Ma in Cina la tartaruga  è anche uno dei quattro esseri soprannaturali o sishen (tartaruga, drago, fenice e tigre) corrispondenti alle quattro classi in cui si dividevano gli animali in epoca Han (206 a.C.-220 d.C.), cioè muniti di guscio, scaglie, piume e pelo.

Questi quattro animali sono associati ai quattro elementi: acqua, legno, fuoco e metallo; ai quattro colori: nero, verde, rosso e bianco; alle quattro direzioni e alle quattro stagioni. Pertanto il drago verde è l'emblema dell'Est, della primavera, del legno; la tigre bianca, dell'Ovest, dell'autunno e del metallo; la tartaruga nera,   del Nord, dell'inverno, dell'acqua; l'uccello rosso o fenice, del Sud, dell'estate, del fuoco.
La tartaruga è un animale a sangue freddo che ricerca l'umidità e che si nasconde nelle profondità e rappresenta dunque l’inverno e l'oscurità.  Sul suo carapace, ci si può sedere, riposarsi, appoggiarsi saldamente : è la profondità, ma anche la stabilità, le basi, le fondamenta.
Come simbolo dell'inverno, Antonio giustamente non ha aggiunto altri oggetti che lo potessero richiamare.

   

 

Angelo Attinà
Keisho-seki – Dobutsu-seki 
Pietra oggetto –  Pietra animale
Liguria
"La solitaria"
 
 
   
 
Fabrizio Buccini
Keisho-seki – Sugata-ishi 
Pietra oggetto –  Figura umana
Liguria
 
 
   
Felice Colombari
Sansui-Kei'jo-seki  – Yamagata-ishi 
Pietra paesaggio –  Pietra montagna
Liguria
"Il cocco"
 L'approssimarsi dell'inverno è simboleggiato dalla nevicata che presto imbiancherà la potente e quieta montagna. L'ambiente montano è richiamato dalla pianta di accompagnamento, una saxifraga che non temerà i rigori invernali. Felice ama molto questa sua pietra, ed il nome poetico fa riferimento sia a questo sentimento affettuoso sia alla sua forma, che può ricordare un coccodrillo in agguato.

 
   
 
Giuseppe Cordone
Sansui-Kei'jo-seki  – Shimagata-ishi 
Pietra paesaggio –  Pietra isola
Cina
"Curiosa attrazione"

 
   
Ninh Huu Hiep
Mon'yo-seki  – Yukigata-seki 
Pietra disegnata –  Disegno di neve che scende
Vietnam
"Prima neve sulle Alpi"
Una pietra che in se stessa rappresenta l'inverno,  con il disegno di neve che scende. Come elemento di accompagnamento, quindi, non era corretto ribadire l'inverno, mentre le ghiande ricordano il passato autunno, collegando i due momenti stagionali che temporalmente si sovrappongono e convivono. Il tavolo è un modello molto usato in Giappone, chiamato incensiere, perchè sul ripiano inferiore veniva posto un bruciatore di incenso acceso, che creava una atmosfera misteriosa e tranquilla, avvolgendo nel fumo l'oggetto posto sul ripiano superiore. Attualmente, è anche usato nell'esposizione dei suiseki, con o senza un elemento nel piano inferiore.

 
   
Claudio Nuti
Keisho-seki – Sugata-ishi 
Pietra oggetto –  Figura umana
Cina
"I ricordi galleggiano sul fiume come i fiori di pesco"
La pianta di accompagnamento, una Gaultheria procubens, è una sempreverde diffusa nelle foreste del Nord-America, e per tutto l'inverno le sue bacche rosse sono fonte di cibo per molti animali selvatici. E' la piantina, quindi, che sottolinea la stagione invernale accompagnando questo suiseki molto espressivo, mentre la calligrafia, "KITSU SA KO" , è una esclamazione che liberamente si può tradurre come "Vai e bevi un tè", a stare a significare che l'esperienza Zen non è disgiunta dalle semplici occupazioni quotidiane.

 
   
Luciana Queirolo
Sansui-Kei'jo-seki  – Sekkei-ishi 
Pietra paesaggio –  Pietra montagna e neve
Liguria
"Ricordo di passati inverni"

Le Sekkei-ishi sono pietre montagna sulla cui superficie sono presenti minerali che rappresentano neve sulla cima o sui fianchi. Questo suiseki quindi è esso stesso l'inverno, e pare quasi che la fredda luce lunare del kakejiku si rifletta sui suoi fianchi ghiacciati in un gioco di misteriosi riflessi.

 
   
Daniela Schifano
Mame Kazari Dana 
Espositore multiplo
Giappone

"In un mondo di un solo colore"
Inverno desolato
nel mondo dì un solo colore
il suono del vento

Matsuo Bashō  (1644-1694)

A sinistra, un bonsai di Zelkova di Edoardo Rossi, che ringrazio per aver completato il mio inverno
In alto :  a sinistra una pietra montagna ( Setagawa-ishi) con un raro disegno a fiocchi di neve, a destro un cervo in bronzo
In basso : a sinistra una capanna con il tetto appena innevato (Kibune-kamogawa-ishi) e a destra una pozza ghiacciata, dagli Stati Uniti
Questi gli elementi di un tema invernale addolcito da un bonsai che comunque ricorda che la vita tornerà... magia delle caducifoglie !

 
   
Lorenzo Sonzini
Sansui-Kei'jo-seki  – Domon-ishi 
Pietra paesaggio –  Pietra tunnel
Vietnam
"La porta dei sogni"

 
   
Pina Sorrentino
Keisho-seki – Sugata-ishi 
Pietra oggetto –  Figura umana
Liguria
"La geisha"

 
   
Umberto Ziniti
Keisho-seki – Sugata-ishi 
Pietra oggetto –  Figura umana
Toscana
"Il Guerriero Errante"

 

 

 

Kasaneyama, le montagne sovrapposte

  Bonseki "Kasaneyama"
Eisei-Bunko Museum
w. 21 x d. 9.5 x h. 11 cm
     
I predecessori dei Bonseki sviluppatisi nel periodo Kamakura (1185 - 1333), fino al periodo Muromachi (1333 - 1573) erano utilizzati come modelli in miniatura nella progettazione dei giardini. In effetti, i progettisti di giardini Soami e Zenami erano entrambi anche istruttori Bonseki rinomati. Essendosi l'aspetto artistico dei Bonseki accresciuto al di là del suo uso pratico, finì per essere apprezzato dagli aristocratici e dai membri della classe guerriera, fino ad essere inserito nella cerimonia del tè e nelle esposizione nel tokonoma della stanza del tè nel primo periodo Edo (1615-1868).
Questo capolavoro è un Bonseki denominato "Kasaneyama" (letteralmente "Montagne sovrapposte"), che una volta era di proprietà del famoso maestro del tè e progettista di giardini Kobori Enshu (1579-1647). Sia il numero di collezione della pietra sia  il suo  peso (circa. 2,32 kg) sono registrati sul suo contenitore.
E' stata tramandata per generazioni nella famiglia Hosokawa, un clan di potenti daimyo che ebbe inizio con Hosokawa Fujitaka (anche Yusai, 1534-1610), un seguace di primo piano e sostenitore dello shogunato Ashikaga, e il cui capostipite della terza generazione fu Hosokawa Tadatoshi (1586-1641), a cui fu concesso il dominio del Kumamoto ed un reddito di circa 540.000 koku. Attualmente è ospitata nel Museo Eisei-Bunko, insieme ad altri tesori che sono state tramandati all'interno della famiglia Hosokawa.
In questo catalgo, la pietra è esposta nello stile della scuola Hosokawa del Bonseki. Si tratta di un vecchio stile di esposizione, con la pietra disposta su un vassoio laccato con ciottoli bianchi di varie dimensioni e sabbia. Nella mostra, tuttavia, è esposta da sola, su un antico pezzo di seta, uno stile di esposizione che permette un migliore apprezzamento della pietra di per sé.
Anche se le sue origini sono sconosciute, questa singola pietra, con le sue tre cime arrotondate, è stata definita dagli esperti del mondo suiseki fin dal periodo Meiji come la migliore fra tutti i Bonseki lasciati a noi da Kobori Enshu. E' stata ampiamente pubblicata nel corso degli anni, ma è un vero piacere esporla qui, la prima volta che è stata esibita in una mostra di suiseki."
   

Kasaneyama,
esposta nella sala principale in una bacheca

     
  "Butsuan offre la spada d'oro alla famiglia Yamaguchi in cambio della pietra."
     
  "Kurokamiyama circondata dai letterati del tempo"
     
 
 (Testi e foto tratti dal Catalogo Ufficiale della "Japan Suiseki Exhibition" - Nippon Suiseki Association, Inc.)
     

Miyabi 2015

Gorgo al Monticano (Treviso), 28 Febbraio - 1° Marzo 2015
Miyabi è un termine giapponese utilizzato nel periodo Heian, e significa cortese raffinatezza, eleganza, capacità di godere dei piaceri della quiete. Ed in un'isola di tranquillità e ricercatezza, nella campagna trevigiana, la Scuola d'Arte Bonsai ambienta la prima edizione della Miyabi Bonsai Ten, scegliendo non solo una antica dimora dell'aristocrazia veneziana, Villa Foscarini Cornaro, ma anche una formula che premia senza premi. Riservata agli Istruttori ed Allievi della Scuola d'Arte Bonsai, al fine di confrontarsi e di diffondere gli insegnamenti appresi, sono stata invitata in qualità di gradito ospite... senza premi ? Certo che sì ! Anzi, per me era l'occasione che aspettavo, a dimostrazione che non solo i premi muovono le persone e riempiono le sale espositive. Trovo una curiosa analogia : l'anno è per me iniziato a Napoli, nelle sale affrescate di Villa Campolieto, e termina con un soggiorno in questo suggestivo relais, elegante ma anche ricco di spunti curiosi. Villa Foscarini Cornaro nasce come residenza cinquecentesca dei più bei nomi dell'aristrocrazia veneziana, ed è stata  ristrutturata creando un albergo signorile e riservato e sfruttando al meglio tutti gli ambienti, dal granaio dove si allevavano bachi da seta alle vecchie scuderie, dalla cantina alla Torre Colombaia.

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La Crespi Cup 2015

di Daniela Schifano

Parabiago, 11-20 Settembre 2015

Per me, una edizione particolare della famosa Crespi Suiseki Cup, organizzata dalla famiglia Crespi nel proprio punto vendita di Parabiago, per la presenza, nel ruolo di giudice unico per il suiseki, di Mr. Masayuki Nomura, l'esperto giapponese che da alcuni anni mi supporta, mi consiglia e mi fornisce informazioni preziose sul suiseki giapponese. Arrivato alla undicesima edizione, il biennale Raduno Internazionale del Bonsai e del Suiseki è stato posticipato di un anno per inserirlo nelle tante iniziative culturali che hanno completato l'Expo Milano 2015, di cui Crespi Bonsai è stato partner del padiglione giapponese.

La collaudata formula della manifestazione ha come filo conduttore "Alla scoperta del bonsai e del suiseki, attraverso la cultura, le tradizioni e le antiche discipline orientali" : dieci giorni di incontri sui più svariati argomenti, dalla cucina alla pittura sumi-e e shodō, dall'origami alle arti marziali, dal cinema alla musica giapponese. Per chi vive a Milano la manifestazione è una occasione unica per approfondire i tanti aspetti delle tradizioni giapponesi, grazie alle proposte selezionate con cura dalla famiglia Crespi.

Ovviamente, bonsai e suiseki restano le arti più celebrate, tramite le cinque mostre-concorso e la presenza di grandi nomi giapponesi ed europei, che hanno arricchito gli approfondimenti culturali con conferenze, dimostrazioni tecniche e workshop . Per il bonsai era presente un protagonista mondiale del bonsai contemporaneo: Shinsaku Yamahata, a cui si sono affiancati i grandi nomi del bonsai europeo: Edoardo Rossi, Igor Carino e Gaetano Settembrini.
Per il suiseki, come già accennato il giudice unico Masayuki Nomura, grande collezionista ed esperto giapponese, ha tenuto una conferenza applauditissima e il commento preciso e puntuale su tutti i suiseki in gara. Per la ceramica, il famosissimo Fred Olsen, oltre a giudicare i vasi esposti per la Crespi Pot Cup, ha tenuto un laboratorio di ceramica raku.

Questa breve panoramica non rende giustizia alla completezza della manifestazione ed al grande sforzo organizzativo che la famiglia Crespi ha ancora una volta messo in atto per portare in Italia i migliori interpreti della arti giapponesi. Ma essendo appassionata del suiseki, il mio resoconto riguarderà più che altro quest'arte, anche perchè il programma era talmente fitto da impedire di assistere a tutte le conferenze o laboratori per la contemporanetà di alcuni appuntamenti in programma. Così, non ho potuto seguire, nella mattina di domenica 20, l'incontro con Edoardo Rossi, della Nippon Bonsai Sakka Kyookai Europe, che ha presentato il suo libro di prossima pubblicazione “Kazari: l’arte di esporre il bonsai e il suiseki” (di prossima uscita), ed ha tenuto una conferenza su questo argomento.

 

 

Quando un suiseki ha una storia

Per comprendere meglio il suiseki giapponese, proponiamo alcuni esempi di pietre che, a prescindere dalle loro caratteristiche fisiche, assumono un particolare valore perchè la loro storia è documentabile. In Giappone, infatti, quando si ha la possibilità di determinare con certezza l'origine di un suiseki ma anche del suo daiza attraverso una documentazione attendibile, allora la pietra, pur non essendo una pietra storica e quindi ancora commerciabile, assume una valenza speciale e questo ne aumenta l'appeal ed il costo. Per la maggior parte delle pietre con una certa storia, ad esempio, il kiribako, la scatola che le contiene, diviene esso stesso documento del suiseki, perchè sul retro del coperchio vengono apposti i nomi ed i timbri dei proprietari che si succedono nel tempo, autenticando quindi i passaggi di mano. Sulla facciata principale del coperchio, invece, viene scritto il luogo di origine della pietra, e a volte anche viene dipinta la pietra stessa. Nel caso di pietre molto antiche, può rendersi addirittura necessaria la costruzione di un secondo kiribako, perchè sul coperchio non c'è più posto per scrivere i nomi dei proprietari. Il secondo kiribako sarà più grande del precedente, in modo da poter contenere anche il primo.
Quando si acquista un suiseki giapponese, quindi, la presenza del kiribako ne aumenterà il valore e l'importanza, influendo sul prezzo.
In rarissimi casi, poi, la pietra è corredata da un album, un insieme di pagine su cui i vari proprietari ma anche gli osservatori occasionali hanno scritto poesie, riflessioni o eseguito dipinti che il suiseki ha suggerito loro. Questo tipo di testimonianza è rarissima e rende la pietra inestimabile.

 
Una piccola Furuya-ishi
Questa pietra proviene da una collezione privata e verrà posta in vendita all'asta da Christie's nel Dicembre 2015 , in un evento denominato "Beyond white clouds - Chinese Scholar's Rocks From A Private Collection", che annovera anche molte pietre cinesi. Nella descrizione dell'oggetto, curiosamente si parla molto poco della pietra in sè e moltissimo delle persone che hanno condiviso con il suiseki parte della loro  vita terrena. La pietra è in vendita all'asta ( valore stimato : $31,118 - $51,863) ... un'altro tassello da aggiungere alla vita conosciuta di questo suiseki.

Descrizione.

Una piccola Furuya-ishi giapponese, a forma di montagna 
accompagnato da un album montato con i commenti di vari intenditori, Giappone - Tardo periodo Edo.

La pietra orizzontale con creste aguzze è simile ad una montagna scoscesa, sulla superficie le striature di calcite naturali rappresentano cascate che sgorgano da valli.

5 3/4 inches (14.5 cm.) in larghezza, basamento in legno, scatola di legno giapponese con la firma di Yamomoto Baitsu datata al 1852, all'interno di una scatola di legno giapponese più grande, con la firma di Tani Tetsuomi datata al 1875.

 

Provenienza.

Collezionato da Kosugi, secondo l'album. Probabilmente Kosugi Goroemon (1785-1854), un imprenditore giapponese attivo nella zona Omi durante il tardo periodo Edo.
Yamamoto Baiitsu (1783-1856), un pittore giapponese di fama.
Collezionato da Ichida, secondo l'album. Probabilmente Ichida Yaichirou (1843-1906), un imprenditore giapponese attivo nella zona Omi durante il periodo Meiji
Firmato Nyoiou e Taiko sulla scatola di legno giapponese, nomi di Tani Tetsuomi (1822-1905), un poeta giapponese attivo nella zona Omi durante il periodo Meiji.
Sigillo 'Chisendou' sulla scatola di legno giapponese,  nome di Okumura Chikutei (1873-1927), un intagliatore giapponese di sigilli.

 
Questo suiseki a forma di montagna  è conservato all'interno di due scatole di legno giapponesi. Il coperchio della scatola di legno più piccolo è iscritto su un lato con i caratteri "Long-men" (la montagna Dragon Gate, nello Yunnan in Cina), firmato Gyokuzen; l'altro lato con un'iscrizione di Gyokuzen con una data corrispondente al 1852, spiegando che ha ribattezzato la pietra "Monte Horai (Penglai)", la  dimora degli Immortali appoggiata sul dorso di una tartaruga dalla mitologia cinese, a causa della sua somiglianza nel lato inferiore con la struttura di un guscio di tartaruga. Gyokuzen è il nome  del pittore e literati di fama Yamamoto Baiitsu (1783-1856), che fu attivo durante il tardo periodo Edo. Sul coperchio della scatola di legno più grande è inciso su un lato del coperchio con i caratteri che indicano "Monte Horai", firmati Nyoiou con una data corrispondente al 1875, e un sigillo di lettura Taiko; l'altro lato con un sigillo Chisendou. Nyoiou e Taiko sono entrambi i nomi del poeta del periodo Meiji Tani Tetsuomi (1822-1905), attivo nell'area di Omi, mentre Chisendou è il nome dell'intagliatore di sigilli Okumura chikutei (1873-1927).
 
 
La pietra è accompagnata anche da un album montato con i commenti di 15 letterati attivi nelle zone Omi e di Kyoto durante il tardo 19 fino al 20esimo secolo.
In questo album, il pittore Murata Koukoku (1831-1912) ha riprodotto il suiseki con due illustrazioni ed in un commento datato 1873 ha osservato che la pietra è stata originariamente di proprietà di Kosugi, e più tardi entrò nella collezione di Yamamoto Baiitsu, il quale dapprima la chiamò 'Dragon Gate' e poi 'Il Monte Horai'. La proprietà passò poi a Ichida. E' probabile che Kosugi faccia riferimento a Kosugi Goroemon (1785-1854), un imprenditore giapponese attivo nella zona Omi durante il tardo periodo Edo, mentre Ichida si riferisce a Ichida Yaichirou (1843-1906), un imprenditore giapponese attivo nella zona Omi durante il periodo Meiji. Dal momento che la scatola di legno più grande porta la firma di Tani Tetsuomi datata 1875 da un lato e il sigillo di Okumura chikutei dall'altra, è possibile che la pietra sia stata prima trasferita a
Tani Tetsuomi e poi a Okumura chikutei.
 
I 15 letterati che parteciparono alla realizzazione di questo album sono: Murata Koukoku (1831-1912), Tani Tetsuomi (1822-1905), Yamanaka Ken (1822-1885), Kamiyama Houyou (1824-1889), Ema Tenkou (1825-1901 ), Jin Shiheng (atto. periodo Guangxu), Tanabe Hekidou (1864-1931), Nakamura Tansui, Okamoto Yu (1810-1897), Katayama Tsutomu, Hayashi Sokyou (1828-1896), Ichimura Ken (1842-1899), la maggior parte dei quali avevano poesie contenute nella pubblicazione Nihon Dojin Shisen, che è stato pubblicato nel 1883 in Giappone e compilato dal poeta cinese Chen Manshou che ha viaggiato in Giappone nel tardo 19 ° secolo e si sono associati con il cerchio dei letterati nelle zone Omi e Kyoto.
Su gentile segnalazione del Dott.Thomas Elias
Testi e immagini tratte dal catalogo on line di Christie's
 
Il Bonseki "Doten" ("Heavenly Cavern")
Nella prima edizione della Japan Suiseki Exhibition, la mostra dei suiseki dei soci della Nippon Suiseki Association, tenutasi a Tokyo nel Febbraio 2014, uno dei pezzi esposti più significativi era un bonseki molto piccolo ma storicamente importante, la "Caverna del cielo", già di proprietà del principe Arisugawa Taruhito. La pietra è corredata  dal kiribako e dal suo album, anch'esso contenuto in una scatola in legno. La pietra misura 10 cm x 6,5 cm x 6,5 cm.
Curiosamente, dopo l'esibizione nella mostra la pietra è stata proposta in una importante vendita all'asta, di cui possiedo il catalogo. Il valore stimato era tra gli 8.500.000 ed i 10.000.000 Yen, una cifra da capogiro... tra i 60.000 ed i 75.000 Euro ! Non posso però soddisfare la vostra legittima curiosità : Doten ha adesso un nuovo proprietario ?

Questo bonseki del  periodo Meiji è il prodotto di una epoca raffinata nella storia della cultura del suiseki, e noi siamo onorati di averlo mostrato in questa nuova serie di esibizioni. Anche se questa pietra dalle dimensioni di un palmo non è adatta per la esposizione in tokonoma, l'abbiamo inclusa in questa sezione per il suo valore storico.L'origine della pietra è sconosciuta, ma alla luce del contesto culturale del tempo, le varie iscrizioni nell'album che la accompagna e la natura della pietra stessa fanno pensare che essa sia stata portata in Giappone dalla Cina come un apprezzato oggetto per essere collocato su un tavolo tra gli strumenti di scrittura dei letterati.
L'eleganza delle cinque grandi montagne della Cina, o forse delle tre montagne famose in Giappone, sono tutte incarnate in questa piccola pietra. Con un cuore aperto si potrebbe anche percepire  qualcosa del mitico Monte Sumeru del Buddismo. Si tratta di una pietra preziosa nota per essere stata apprezzata da principi imperiali e deve essere conservata per le generazioni a venire.

 

 
A sinistra, la scatola con l'iscrizione "Album che accompagna la pietra Doten",  a destra l'ultima pagina dell'album, con una poesia e con la pittura del kiribako della pietra, realizzati da Tomioka Tessai
          
 
Alla maniera dei letterati, gli album sono parte dell'apprezzamento del suiseki e talvolta accompagnano le pietre, e questo è il più degno fra tutti. Letteralmente chiamati "Giornali delle origini delle nuvole", questo nome deriva dall'antica credenza cinese che le nuvole nascono dalle fessure tra le rocce e le pietre di una montagna. Come le nuvole vengono immaginate nascere dalle pietre, il termine "radici delle nuvole" (in altre parole, "origini delle nuvole") viene a identificare rocce e pietre in genere. Le persone che hanno visto una data pietra possono lasciare le loro impressioni in questi album sotto forma di dipinti o di poesie. Interamente dedicato a una sola pietra, questo album è un tesoro del mondo del suiseki, in cui hanno lasciato un segno una serie di importanti personaggi storici.
       
 
Immagini e testi tratti dal Catalogo della JSE 2014
   
   
   
   

Sakka Ten Autumn Trees : la malinconia

di Daniela Schifano

Museo Orto Botanico di Roma, 29-31 Ottobre 2016

Per chi c'era, ma soprattutto per chi non c'era, torno a proporvi il reportage di una bellissima manifestazione, "Sakka Ten Autumn Trees 2016", il Congresso Internazionale della Nippon Bonsai Sakka Kyookai Europe, organizzata dagli amici della Associazione Culturale Shizuka Bonsai e Suiseki e promossa dal “Museo Orto Botanico La Sapienza”, ospitata nel giardino dell’Orto Botanico di Roma e dedicata alla malinconia bonsai, suiseki, kusamono, shoin, conferenze, lavorazioni, lezioni di Keido,  con la presenza di Kunyo Kobayashi, attuale presidente della Nippon Suiseki Association.

Il grande scrittore francese Victor Hugo scriveva della malinconia che è “la gioia di sentirsi tristi”. Mi piace molto questa definizione, perchè allontana questa sensazione da eccessi depressivi avvicinandola ad un sapore agrodolce, comunque piacevole, che permette di 'assaggiare' contemporaneamente la perdita ed il suo contrario,  nella consapevolezza che quello che non esiste più in realtà c'è stato e probabilmente tornerà. Il concetto che nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto in Giappone non e' motivo di disperazione o malinconia, ma piuttosto è un invito a un'attività vitale nel momento presente e di gratitudine per il tempo supplementare che ci viene concesso, da cui nascono concetti estetici importanti come il mono no aware, il wabi-sabi, lo yugen.
Proprio sulle differenze esistenti tra occidente ed oriente nel vivere la malinconia nell'arte sono state incentrate le conferenze dei professori Giangiorgio Pasqualotto ed Aldo Tollini. Infatti la maliconia porta  una tensione emotiva capace di donare la massima ispirazione in tutte le forme d'arte, in particolar modo alla poesia. Secondo alcuni la malinconia e la poesia sono indissolubili tra loro e forse senza l'una non esisterebbe l'altra. I due conferenzieri hanno quindi paragonato i versi di grandi poeti occidentali e giapponesi : Giangiorgio Pasqualotto ha così proposto la visione di alcuni poeti, dagli antichi greci e latini ai contemporanei, primo fra tutti Giacomo Leopardi.


Il mio cuore è colpito dai lunghi suoni dei violini d'autunno,
con una sinfonia monotona e struggente;
quando arriva l'autunno tutto diventa malinconico.
Mi ricordo i giorni primaverili, ormai
passati, e mi dispero.
Così mi lascio trascinare da questo vento
pieno di stanchezza e malinconia,
come una foglia senza vita.

(Canzone d'Autunno di Paul Verlaine)

    Ma guardando le foglie degli alberi
della montagna autunnale,
sento proprio attrazione
per le foglie dell'acero quando le colgo.
Si lasciano le foglie verdi e si sospira.
Mi dispiace, ma io preferisco
la montagna d'autunno.
         
         

 

 

 

FF1.jpg

Yamagata-ishi - Beni-nagashi-ishi

 

Misure : 
Lunghezza
 18 cm
 
Profondità 
  5 cm 
 
Altezza 
  6 cm


Provenienza : Giappone (Kamogawa)

FF2.jpg

Domon-ishi - Pietra tunnel

 

Misure : 
Lunghezza
 20 cm
 
Profondità 
  9 cm 
 
Altezza 
  7 cm


Provenienza : Vietnam (Fiume Khanh Vinh)

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