Apre a Kyoto il Giardino Bonsai Hoshun'in

Preservare per trasmettere
Apre a Kyoto il Giardino Bonsai Hoshun'in

by Wil in Japan - Traduzione di Daniela Schifano

Wil, autore di questo articolo, è uno dei Directors della NSA (Nippon Suiseki Association), e sta diventando, con i suoi resoconti dal Giappone, un importante trait d'union tra i cultori dell'arte del suiseki nel mondo, in un momento storico in cui ci viene negata la gioia dell'incontro e della condivisione. Il Giappone sembra al momento l'unico paese in cui la vita sembra continuare come sempre, anche se con le dovute precauzioni. Ringrazio quindi Wil per tenerci aggiornati, con immagini e commenti, sulle iniziative a cui prende parte; questa, nello specifico, nasce dall'intento di trasmettere alcune arti tradizionali, come il bonsai e il suiseki, alle nuove generazioni.

 
Sebbene gran parte della vita sia ancora in pausa a causa della pandemia, è comunque in atto un certo movimento. Proprio il mese scorso, quando la fioritura dei ciliegi stava per raggiungere il suo picco, a Kyoto è stato inaugurato, alla presenza di un piccolo numero di ospiti invitati, un nuovo giardino bonsai, che in futuro offrirà ai visitatori interessati della città un nuovo luogo da inserire nella loro lista di siti da visitare. Il signor Morimae, che ha sempre avuto una relazione di lunga amicizia con il tempio e vi ha organizzato molte mostre nel corso degli anni, è stato invitato dall'Abate a creare questo spazio all'interno del tempio su un terreno che era rimasto inutilizzato per molti decenni.
 
 
 
Naturalmente, bonsai e suiseki possono essere ammirati in un certo numero di posti in tutto il Giappone, ma a Kyoto, a parte la mostra Taikanten ed eventi più piccoli organizzati da club locali, non ci sono molti luoghi pubblici dove queste arti tradizionali possono essere facilmente godute. Ciò che rende questo nuovo sviluppo particolarmente interessante è la sua posizione: il tempio Daitokuji. Nella parte settentrionale della città, questo tempio della setta Zen Rinzai risale all'inizio del XIV secolo e nel corso degli anni è stato associato a molti importanti personaggi storici.
Forse raggiungendo il suo apice nel periodo Momoyama e nei primi periodi Edo, rimane importante per i praticanti della cerimonia del tè ancora oggi, a causa della sua associazione con Sen no Rikyū (1522–1591) e Kobori Enshū (1579–1647). È anche famoso per i suoi numerosi giardini rocciosi e ospita vecchi bonseki che solo di recente hanno avuto visibilità nel mondo del suiseki, come quello presentato come special entry alla quarta edizione della Japan Suiseki Exhibition nel 2017.
 
 
 Il bonseki conservato nel tempio Shinjuan del complesso Daitokuji, Kyoto
 
Essendo principalmente un giardino bonsai, questi sono al centro della scena; ed essendo la stagione della fioritura dei ciliegi, beh ... puoi indovinare cosa c'era nella prima alcova dell'area espositiva interna: un giovane ciliegio piangente, con la figura di un uomo anziano seduto sotto che ammira i fiori, il tutto sotto il bagliore di una luna piena.
 
 
 
 
I lettori più esperti riconosceranno immediatamente l'allusione al monaco e poeta Saigyō (1118-1190), autore di oltre duecento poesie scritte solo sul tema dei fiori di ciliegio, tra cui una delle più famose parla del voler morire in primavera sotto gli alberi in fiore. Potessimo essere tutti così fortunati ! 
Di maggiore interesse per noi, tuttavia, sono i cinque suiseki che erano in mostra. Uno spunto di riflessione, prima di considerare le pietre scelte per la mostra inaugurale, però, deve riguardare la mission del giardino.
Cosa si spera di realizzare in un luogo del genere?
I Visitatori della mostra hanno ricevuto una breve guida alle esposizioni, con la seguente dichiarazione di Akiyoshi Sokushu, l'Abate del sotto-tempio Daitokuji Hoshun'in, all'interno del quale si trova il giardino:

In questa occasione, su un terreno all'interno del complesso Daitokuji, noi apriamo il primo giardino bonsai in un tempio Zen. Nell’antico passato, i bonsai provenivano dalla Cina e, attraverso le diverse sensibilità estetiche delle persone che si sono prese cura di loro nel corso degli anni, essi sono diventati la vera forma vivente della natura del Buddha, che risiede in tutti gli aspetti del mondo naturale. Unendo bonsai e giardini rocciosi zen in questo tempio storico, abbiamo creato il giardino con la speranza che un gran numero di visitatori guarderà, discuterà e apprezzerà lo "zen vivente e la filosofia" che è il bonsai.

Anche il suiseki si è sviluppato nel tempo, trasformandosi dal bonseki, preferitio nella cultura Higashiyama del periodo Muromachi, alla pratica del suiseki che abbiamo ereditato oggi. Sono semplici pietre adagiate nei fiumi e nelle montagne, che trasmettono la poetica della bellezza del paesaggio. Attraverso lo spirito di allusione, consentono alle persone di godere di mondi sconfinati nel palmo delle loro mani o collocati in vassoi.

Persone, storia, cultura. Natura, piante e pietre. È nostra sincera speranza che, sostando in questo giardino, sentirete tutti qualcosa di speciale nei vostri cuori
."

Con questa introduzione, è chiaro che lo scopo fosse semplicemente quello di presentare queste arti ai visitatori del tempio, che potrebbero non saperne molto. Di conseguenza, la mostra inaugurale non è stata una sfilata di grandi capolavori messi in mostra per impressionare gli intenditori, ma piuttosto semplici e dirette esposizioni che anche chi non aveva mai sentito parlare di suiseki poteva guardare e comprendere. Erano inclusi chiari esempi dei diversi tipi di suiseki che potresti scegliere per introdurre l'arte a qualsiasi principiante: uno yamagata ishi (pietra montagna), shimagata ishi (pietra isola), taki ishi (pietra cascata) e funagata ishi (pietra barca).
 
 Yamagata ishi
 Pietra montagna
 
Shimagata ishi
Pietra isola
 
Taki ishi
Pietra cascata
 
Funagata ishi
Pietra barca
 
 In un'altra alcova c'era un pino a tre tronchi esposto con una piccola pietra cascata.
 
 
 

Il Keido insegna che bonsai e suiseki non dovrebbero competere tra loro nelle esposizioni in tokonoma, e quindi non devono essere esposti insieme, ma ricordiamoci che essi venivano esposti insieme in questo modo molto prima che Katayama creasse il Keido e i suoi vari principi e filosofia estetica.  A metà del XX secolo il suiseki ha conosciuto una grande crescita in popolarità come attività indipendente, ma prima di allora era praticato da molti come un'arte di accompagnamento del bonsai e in passato mostrarli insieme in questo modo non era affatto raro in passato.

Il punto importante è che essi si armonizzino. Separarli completamente non è l'unico modo per assicurarsi che non competano.

In questo caso, la pietra sta chiaramente assumendo il ruolo di elemento secondario nell’esposizione, con il bonsai che attira l'attenzione. Pietre figura di varie forme, comprese pietre  capanna e barca, e piccole pietre paesaggio come questa sono state a lungo utilizzate come accessori suggestivi nell'esposizione dei bonsai, e la pratica continua oggi nel mondo bonsai. Lo schema opposto, cioè l’utilizzo di bonsai come elementi secondari nella esposizione dei suiseki, tuttavia, è qualcosa che non si incontra nella opinione corrente.

Con lo sviluppo di questo nuovo giardino, si spera che il bonsai e il suiseki avranno l'opportunità di avvicinare un nuovo pubblico, aiutando a preservare le tradizioni in un ambiente idilliaco, fornendo al contempo un mezzo per raggiungere una nuova generazione.
 
 

Dedicato alle Divinità

Dedicato alle Divinità
"Il Covid colpisce ancora"

by Wil in Japan - Traduzione di Daniela Schifano

Wil, autore di questo articolo, è uno dei Directors della NSA (Nippon Suiseki Association), e sta diventando, con i suoi resoconti dal Giappone, un importante trait d'union tra i cultori dell'arte del suiseki nel mondo, in un momento storico in cui ci viene negata la gioia dell'incontro e della condivisione. Il Giappone ha appena affrontato la sfida delle Olimpiadi e non si è tirato indietro, permettendo agli atleti di tutto il mondo di mettere a frutto una preparazione durata anni. Alcuni eventi, di portata inferiore, sono stati invece annullati, se tenuti al chiuso, per mantenere alta l'attenzione sulla diffusione del contagio. Annullata quindi la mostra Meihinten, si è svolta solo la parte allestita all'esterno del santuario Meiji di Tokyo, dedicato alle anime dell'imperatore Meiji e di sua moglie l'imperatrice Shoken. Wil ha per noi fotografato e commentato i 14 suiseki esposti insieme ai bonsai. Lo ringraziamo, di tutto cuore.

 
Per il secondo anno consecutivo, e solo per la seconda volta nella sua storia, il Meihinten è stato annullato anche per l’edizione 2021. Mentre i numeri erano relativamente bassi rispetto a molti altri paesi in tutto il mondo, il tasso di infezione da Covid-19 è aumentato notevolmente nelle città del Giappone ad aprile e maggio 2021, costringendo a implementare restrizioni di lockdown in tutto il paese. Quando il Meihinten doveva svolgersi a metà giugno, Tokyo era ancora in stato di emergenza e, essendo un'istituzione nazionale, il Santuario Meiji ha deciso di non ospitare la mostra. In particolare con le Olimpiadi estive programmate per l'apertura solo un mese dopo, la necessità di diminuire il tasso di infezione è stata più forte che mai.
 
Normalmente, le mostre del Meihinten sono divise in due zone: un’area al coperto all'interno del complesso del santuario dove è esposta la maggior parte delle pietre, e un’area all'aperto in una delle ali del cortile principale, dove vengono esposte le pietre più grandi accanto ai bonsai, al fine di attirare l'attenzione della gente e invitarla a esplorare la mostra principale. È stato ritenuto particolarmente pericoloso tenere un'esposizione pubblica al chiuso, tuttavia le aree esterne del santuario erano aperte ai visitatori, quindi il santuario ha deciso che era possibile tenere l'esposizione annuale di bonsai nel cortile principale, consentendo alla Nippon Suiseki Association di organizzare una piccola esibizione con quattordici pietre insieme agli alberi.
 
Un messaggio redatto dal santuario stesso ha introdotto la mostra ai visitatori:
 
Mostra di Bonsai Dedicati alle Divinità

I bonsai piantati in un piccolo vaso possono vivere per diversi secoli.
I bonsai hanno una storia che risale al periodo Heian (794-1185), e si dice che il più antico bonsai sopravvissuto sia il pino bianco giapponese amato da Tokugawa Iemitsu (1604-1651), il terzo shogun dello shogunato Edo (1603-1867).


Un singolo bonsai in vaso raffigura la grandezza della natura e il flusso del tempo eterno. Negli ultimi anni, i bonsai hanno anche guadagnato una popolarità diffusa a livello globale. Questa mostra espone preziosi bonsai della Nippon Suiseki Association dedicati alle divinità del santuario Meiji  per la tua visita.

Meiji Jingu
Meiji Jingu: il padiglione di purificazione (chōzuya)    
 
Poiché il destino della mostra era incerto fino all'ultimo minuto, è stato impossibile per la NSA organizzare e coordinare un'installazione pianificata in modo complesso, quindi i display potrebbero non essere stati l'ideale e alcune esemplari esposti potrebbero sembrare familiari a coloro che hanno seguito le edizioni della Japan Suiseki Exhibition.
Con la stretta tempistica che non è stata dalla nostra parte, la facilità e la comodità potrebbero essere stati i criteri prioritari per organizzare la mostra, ma è stato comunque un piacere partecipare.
Senza un ordine particolare:
 
Grande pietra Kamuikotan di Hokkaido, larga oltre 50 cm, con una bella insenatura in primo piano.
Considerando in particolare la stagione, questo suiseki potrebbe essere esposto in modo molto più appropriato in un suiban, ma trovare l'abbinamento perfetto per una pietra così grande può essere una sfida anche in Giappone.
 
 
Una pietra Kotaro da Hokkaido con una colorazione rosso intenso.
La qualità ariosa di un domon seki come questo è particolarmente rinfrescante nelle calde giornate estive...
sicuramente un altro buon candidato per l'esposizione in suiban.
 

 
 
Classica pietra montagna Akadama dall'isola di Sado.
Potrebbe infrangere la "regola" secondo cui una pietra deve essere facilmente sollevabile da una persona per essere considerata suiseki (con 62 cm di larghezza, pesa sicuramente vicino a 100 libbre), ma ci sono poche persone in Giappone che rinuncerebbero alla possibilità di ammirare una pietra così evocativa nel daiza in questo modo.
 

Grande Seigaku ishi della prefettura di Shizuoka di oltre 50 cm di larghezza,
con profonde rughe shun che coprono l'intera superficie,
che offrono allo spettatore infiniti dettagli da esplorare.

 

Al contrario, il profilo liscio di questa Setagawa dalla prefettura di Shiga,
con la sua caratteristica trama a pelle di pera,
dà l'impressione di una catena montuosa in lontananza, come se fosse delineata nella scarsa luce del crepuscolo.

 
Le linee tortuose e le robuste sporgenze di questa pietra Iyo,
accentuate dall'esposizione in questo suiban azzurro,
sono una perfetta allusione a una costa frastagliata modellata dalle forze della natura.
 
La trama nervosa e la natura estrema del suo picco solitario fanno sembrare questa
 pietra Senbutsu
come se fosse presa direttamente da un dipinto paesaggistico
del mondo dei literati  -  un mondo ancora non contaminato dalle follie dell'umanità.
 
 
Sebbene asciutta al momento di questa foto, questa antica pietra Ibigawa ha una meravigliosa patina che riflette i lunghi anni in cui è stata ammirata come suiseki,
spruzzata con acqua innumerevoli volte per evocare uno scenario di ruscelli di montagna
che scorrono e convergono pacificamente su un calmo altopiano.
 
Pesantemente levigata e forse più biseki nella sua natura, questa pietra dell'isola di Sado
ha inclusioni viola, rosse, gialle e verdi screziate insieme su tutta la sua superficie

Le pietre Furuya della prefettura di Wakayama molto spesso tendono ad essere di colore grigio antracite o nero,
ma di tanto in tanto si possono vedere anche esemplari con una ricca colorazione marrone
come questa massiccia pietra grotta, larga circa 60 cm.
 
Questa rara pietra Funakogawa itogake ha una trama intricata e dettagliata,
ed è stata chiamata Meoto iwa, o "Le Rocce sposate", nome condiviso con le famose rocce legate insieme con una corda sacra nel santuario di Futami okitama nella prefettura di Mie.

Come la pietra Ibigawa vista precedentemente, anche questa pietra Iyo ha una patina profonda,
che potrebbe essersi sviluppata solo dopo anni in cui sia stata regolarmente bagnata con acqua e visualizzata in suiban, come in questo caso. L'inclusione rossa all'estremità e le parti più chiare che sono state erose nella zona centrale aggiungono interesse visivo a questa pietra tranquilla.
 

. Sicuramente una delle più grandi pietre Kamuikotan mai viste a Tokyo (larga 60+ cm),
questa era una pietra impressionante da vedere.
Come una mukae ishi, o "pietra del saluto", ci si potrebbe aspettare di incontrare un pezzo così massiccio
all'ingresso di un museo o di un altro luogo di esposizione pubblica, per dare il benvenuto ai visitatori.


Questa pietra a forma di figura verticale proveniente dal fiume Tama
è stata abilmente abbinata a un espositore laccato rosso di un tipo ispirato ai tavoli per le offerte utilizzati nel santuario di Kasuga Taisha a Nara.
L'inclusione chiara a destra e l'inclusione scura sulla stessa linea a sinistra
si bilanciano in modo stimolante.


Nota dell'Autore.
Questa era una mostra di bonsai organizzata dalla NSA, che includeva anche alcuni suiseki. In giapponese il nome della mostra è Hono bonsai ten, che, come indica la traduzione fornita dal santuario, significa "Esposizione di bonsai dedicati alle divinità" [del Santuario Meiji]. La NSA organizza questa mostra in associazione alla Meihinten ormai da molti anni (ricordate, molti dei membri del consiglio della NSA sono anche professionisti del bonsai), ma contrariamente ad alcune informazioni trovate online, questo NON era la mostra Meihinten.

Il Covid colpisce ancora... e ancora

Di nuovo... nonostante la pandemia
La nona edizione della Japan Suiseki Exhibition

by Wil in Japan - Traduzione di Daniela Schifano

Wil, autore di questo articolo, è uno dei Directors della NSA (Nippon Suiseki Association), e regala ai Lettori italiani un breve resoconto della nona edizione della JSE, la mostra di suiseki più importante nel mondo, per qualità e quantità dei suiseki esposti, accuratamente selezionati. Per la seconda volta, a causa del Covid e delle restrizioni per contenere la pandemia, i partecipanti stranieri non si sono potuti recare in Giappone e la mostra stessa è stata in forse, ma si è comunque svolta, anche se con una partecipazione limitata del pubblico giapponese. Questo resoconto quindi è ancora più importante, essendo l'unico che ci arriva a documentare, con cognizione di causa, alcune delle pietre esposte, selezionate forse per una esposizione che si allontana dai canoni da noi conosciuti.  Siamo quindi profondamente riconoscenti a Wil, per averci aiutato a comprendere, con le sue spiegazioni, quello che le pietre non sempre dicono. 

 
E così il divertimento sembra non finire mai.
L'ondata di Omicron è stata in qualche modo ritardata nella sua diffusione in  Giappone, ma è arrivata comunque, e proprio mentre stava iniziando la pianificazione delle mostre  Kokufu e di suiseki. Leggere misure restrittive di contenimento sono tornate in vigore, i confini sono stati sigillati ermeticamente e il modo in cui i musei avrebbero reagito era poco chiaro.
La pianificazione doveva essere sospesa... di nuovo.
 
 
Mentre alcune mostre sono state effettivamente cancellate e molti musei sono passati a politiche di prenotazione anticipata e di ammissione solo su appuntamento, il Tokyo Metropolitan Art Museum ha mantenuto aperte  le sue porte, sia alla Nippon Suiseki Association che al pubblico in generale.
 
L'incertezza ha fatto ritardare la pubblicazione del catalogo, ma alla fine lo spettacolo è andato avanti.
 
Detto questo, l'atmosfera della mostra era a dir poco sommessa.

Sebbene la partecipazione dei suiseki dall'estero fosse coerente con gli anni passati, nessun visitatore al di fuori dal Giappone ha potuto partecipare, e di fatto anche pochissimi giapponesi al di fuori di Tokyo hanno corso il rischio di avventurarsi nella grande città, per evitare di riportare il virus nelle loro comunità locali - una giusta considerazione.
 
La partecipazione è stata di conseguenza bassa, ma si spera che coloro che hanno fatto una visita non ne siano stati delusi.


(nella foto, la cerimonia di inaugurazione)

 
 
Il protagonista della mostra era un bonseki antico, mai visto prima nel mondo dei suiseki. Appartiene al tempio Kohoan a Kyoto, un sottotempio del complesso Daitokuji, di culto Zen.

Sebbene la datazione esatta non sia certa, secondo quanto riferito è stato ospitato lì, indisturbato e con l’esposizione attuale, dalla fine del XVIII o all'inizio del XIX secolo, dopo che Matsudaira Fumaiko (1751–1818) lo espose in uno dei tokonoma del tempio durante una cerimonia del tè.
 

Questa modalità espositiva non è paragonabile a quello che vediamo nel bonseki moderno, sebbene i libri del periodo Edo sull'argomento ne illustrino la pratica e le molteplici variazioni.

La pietra è tagliata perfettamente in piano e verniciata sul fondo, per non graffiare la delicata superficie del vassoio laccato in cui è esposta. Posizionata direttamente al centro, è stato poi disposto intorno ad essa un perimetro di piccoli sassolini bianchi, in base alla cosiddetta tecnica Moriyama.

L'effetto è di isolamento visivo.

Posta da sola nel vassoio nero, il colore scuro della pietra non farebbe contrasto e la sua forma andrebbe forse parzialmente persa, ma l’area bianca contrastante creata dai ciottoli intorno mette a fuoco la pietra e attira lo sguardo direttamente su di essa.

Non si dovrebbe interpretare questo in modo letterale – non è una cima di una montagna che penetra attraverso una coltre di nuvole – ma un suggerimento di purezza, isolando ed elevando la pietra a un piano contemplativo e concettuale. Non ci si aspetterebbe niente di meno da un bonseki ospitato in un tempio Zen così importante.

 
 
Non lontano e in netto contrasto, c'era un bonseki moderno, della scuola Hosokawa. C'è poco spazio per interpretazioni elevate, in questo caso. Intitolato "Monte Ontake", un meticoloso lavoro realizzato con pennelli e piume dà vita all'immagine di una vasta catena montuosa sotto una luna piena, realizzata in fine sabbia bianca, mentre in primo piano un gruppo di pietre crisantemo ricche di colori aggiunge la visione ravvicinata di una fioritura stagionale. Per quanto sensibile e bello, la sua espressione concreta è notevolmente diversa da quella del bonseki Kohoan.
 

 "Monte Ontake"
Il Bonseki della Scuola
Hosokawa

 

Mentre siamo in argomento, i Lettori dei cataloghi della Japan Suiseki Exhibition si saranno probabilmente imbattuti nella parola "bonsan" e si saranno chiesti cosa diavolo significasse.

In cosa è diverso da "bonseki"? O anche da "suiseki" ?

Sebbene non sia questa la sede per un'analisi approfondita dell'uso storico di questi termini, si può affermare con certezza che per un certo periodo essi erano usati in modo intercambiabile e avevano lo stesso significato. In particolare, "bonseki" significa "pietra vassoio" (盆石), e "bonsan" significa "montagna vassoio" (盆山). E poiché la maggior parte dei bonseki erano davvero a forma di montagna, per un certo periodo nella storia le due cose erano essenzialmente la stessa cosa.

Tuttavia, nel mondo moderno del bonseki vediamo occasionalmente anche pietre non a forma di montagna, come testimoniato nella precedente esposizione della scuola Hosokawa, che ha utilizzato pietre disegnate per offrire agli spettatori una vista ravvicinata di un campo di fiori, controbilanciando il paesaggio in lontananza. Nel bonseki vediamo anche che più pietre possono essere usate insieme in un'unica esposizione, e qui sta la differenza. L'attuale definizione e uso della parola "bonseki" è ampia e, sebbene possa riferirsi a una singola pietra a forma di montagna visualizzata da sola, può anche includere raggruppamenti di più pietre che non hanno la forma di montagne.

Al contrario, nei tempi moderni "bonsan" si riferisce solo a pietre a forma di montagna che vengono visualizzate da sole. Molto spesso, sono a picco singolo e bilanciate in modo asimmetrico, sebbene ovviamente quelli non siano requisiti di definizione tanto quanto tendenze prevalenti. In verità, la parola "bonsan" non è usata molto spesso al giorno d'oggi, e se hai guardato abbastanza a fondo potresti sicuramente trovare eccezioni storiche alla spiegazione offerta sopra, ma è così che la si usa oggi nell’ambito della Nippon Suiseki Association.

Tornando alla mostra, quest'anno ha presentato una varietà di proposte, tra cui alcune esposizioni abbastanza non convenzionali, come non si vedono spesso in mostre pubbliche come questa.
La prima era una esposizione in tokonoma di una pietra del fiume Seta in un suiban. Se essa ha fatto sollevare le sopracciglia di alcuni, potrebbe aver aperto gli occhi di altri.
   
Pietra del fiume Seta

 

Piuttosto che un suiban finemente smaltato e realizzato con cura come siamo abituati a vedere, il vassoio era costituito da una lastra spessa e ondulata di gres Shigaraki, realizzata dal ceramista contemporaneo Tsujimura Shiro.
La sabbia è sparsa in maniera naturalistica al centro, e la pietra, con la sua suggestione di un lago poco profondo sulla sommità, è posta leggermente decentrata a destra.
 
È una pietra a forma di barca?
O una pietra paesaggistica?
 
Il dipinto a inchiostro sovrastante, probabilmente troppo piccolo, raffigurante una luna, è in effetti dello stesso artista e potrebbe guidare l'interpretazione dello spettatore in entrambe le direzioni.
 
L'ortodossia del passato può far passare un simile insieme senza tenerlo nella debita considerazione, ma coloro con più immaginazione potrebbero sicuramente averlo trovato stimolante.
 
 
Mantenendo questo approccio più creativo, consideriamo altri due display unici. In uno c’era una affascinante piccola pietra del fiume Tama, denominata "Il racconto del rospo", in riferimento a un'antica storia giapponese.
 
 
 
Tanto di cappello alla persona che ha visto il rospo quando ha raccolto la pietra nel fiume, e complimenti all'intagliatore del daiza che ha completato l'immagine.
 
La corda kumihimo, annodata a forma di tartaruga, aggiunge un po' di simbologia di buon auspicio, legata all’acqua, e il tappetino decorativo completa il contesto.
 
Il suiseki non deve essere sempre una meditate ricerca filosofica o un'allusione poetica di una mente superiore, a volte può essere semplicemente divertente.
 
Il riferimento letterario qui suggerito fa venire voglia di leggere la leggenda e di saperne di più.
Pietra del fiume Tama
"Il racconto del rospo"
   
 
Una piccola pietra pozza del fiume Kamo ha anche dimostrato che esiste più di un modo di fare le cose. La pietra si chiama Chinza fuketsu, che è difficile da tradurre in modo sintetico, ma significa qualcosa come “caverna custodita da cui soffia un vento freddo”, suggerendo una profonda apertura nella terra con misteri indicibili nelle sue profondità.
 

 

Il concetto "mediato" dal nome indirizza verso la tradizione shintoista giapponese e implica che la grotta è sacra e dovrebbe essere avvicinata con riverenza. La disposizione di piccoli ciottoli grigi attorno alla pietra eleva il suo status definendo un perimetro sacro attorno ad essa, creando un confine tra il nostro mondo e il mondo dei kami che risiedono al suo interno.

Per quanto non convenzionale possa sembrare una disposizione del genere, dobbiamo tenere a mente che potrebbe esserci un significato più profondo sotto la superficie.

Detto questo, da un punto di vista più pratico si potrebbe anche affermare che mentre la pietra è di fatto troppo piccola per il suiban, i ciottoli allargano l'area utilizzata, contribuendo a bilanciare lo spazio.

Si potrebbe anche obiettare che la tecnica abbia una sorta di precedente storico, come testimoniato dall'esibizione del bonseki di Kohoan discussa in precedenza. Qui, si realizzano due aspetti, uno concettuale, uno visivo.

Due piccioni, una pietra (e una manciata di sassi).

 
    Pietra pozza del fiume Kamo“Chinza fuketsu”
 

Naturalmente, la stragrande maggioranza delle esposizioni era più in linea con ciò che ti aspetteresti di trovare in una mostra giapponese di suiseki.

Questa pietra Kanayama di Hokkaido si chiamava semplicemente "Promontorio" e ci presenta un drammatico promontorio sul mare. Un attento esame rivela un tunnel che passa attraverso il centro e il dipinto, a forma di ventaglio, di oche che arrivano, sullo sfondo di una luna piena, identifica la stagione come l'autunno. Si può quasi sentire la brezza fresca che soffia sull'oceano.

 

Pietra Kanayama di Hokkaido
"Promontorio"
 
Un'altra scena autunnale propone un’immagine molto diversa. Questa pietra famosa è stata erroneamente pubblicata in passato come una pietra del fiume  Ibi, quando in realtà è una pietra del fiume Kamo rosso carmine (beni), con una colorazione ramata così profonda da essere quasi irriconoscibile. La patina morbida e opaca della pietra è incredibilmente antica e si adatta al tenore sommesso della stagione stabilita dal dipinto. L'uso del suiban bianco brillante è certamente discutibile, ma sicuramente l'espositore aveva le sue ragioni.

 

Pietra del fiume Kamo rosso carmine (beni)
 

 
L'area espositiva speciale quest'anno era incentrata sulla collezione di un collezionista di nome Honde Kozaemon, che possiede una serie di importanti suiseki, tra cui questa meravigliosa pietra del fiume Seta con la pelle a buccia di pera dorata (kin'nashiji).
 
Questo tipo di pietra del fiume Seta è piuttosto rara e la sua bellezza parla da sola.
Pietra del fiume Seta con la pelle a buccia di pera dorata (kin'nashiji)    

Questa famosa pietra Mikura della prefettura di Shizuoka si mostra magnificamente sul suo sottile daiza ed è una delle pietre a forma di pozza d’acqua più famose in Giappone. Nella parte centrale è profondamente erosa e, simile a uno tsukubai (tipo di lavabo in pietra che si trova nei giardini giapponesi), è il tipo di pietra che attirerebbe i praticanti della cerimonia del tè.

 

   Pietra Mikura della prefettura di Shizuoka
 

Pietre Ubusan come questa sono di un materiale dall'aspetto molto secco, quasi un’arenaria, che si adatta perfettamente all'atmosfera di una pietra a forma di capanna fatiscente come questa.
 

    Pietra Ubusan a forma di capanna fatiscente

 

 

Questa esposizione in doban di una pietra costiera del fiume  Kamo su uno stand di bambù è perfetto per l'estate.

Vederlo qui nel freddo mese di febbraio rende desiderosi che presto arrivi un clima più caldo.

Pietra costiera del fiume  Kamo    
 

Nonostante l'affluenza e l'atmosfera discreta di questa edizione, quest'anno ci sono state numerose presentazioni stimolanti e possiamo solo sperare che la pace prevalga in tutto il mondo nei prossimi mesi, così che la decima edizione della mostra del prossimo anno sia un grande successo e uno spettacolo da ricordare.

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